“Cari fratelli, la nostra vita a volte è simile a quella del cieco che si è aperto alla luce di Dio e alla sua grazia. A volte purtroppo è un po’ come quella dei farisei: dall’alto del nostro orgoglio giudichiamo gli altri e perfino il Signore”. È uno dei passaggi più densi di significati dell’Angelus di ieri che papa Francesco ha affidato alle migliaia di persone presenti in piazza San Pietro, commentando un passo del Vangelo. Per il Pontefice, il dramma dei cristiani a volte si chiama “cecità interiore”, che deve essere sconfitta aprendoci “alla luce di Cristo per portare frutto nella nostra vita, per eliminare i comportamenti che non sono cristiani, per camminare decisamente sulla via della santità”.
Bisogna cioè che i cristiani “si domandino come sia il loro cuore, se aperto o chiuso verso Dio o il prossimo”, nella consapevolezza che ogni uomo ha sempre “qualche chiusura nata dal peccato, dagli sbagli, dagli errori”. Da qui l’invito a lasciarsi andare alla “luce del Signore”, nella certezza che “lui ci aspetta sempre per perdonarci”.