Papa Francesco visita i lager di Auschwitz e Birkenau: Signore perdono per tanta crudeltà! Un silenzio che parla da solo
VIAGGIO IN POLONIA Il Santo Padre ha incontrato un gruppo di sopravvissuti alla Shoah. Poi la visita e l’omaggio alla cella del francescano canonizzato Massimiliano Kolbe
Un silenzio che parla da solo, senza bisogno di aggiungere parole al raccoglimento in meditazione e preghiera. È la scelta di Papa Francesco, giunto al campo di concentramento e di sterminio nazista di Auschwitxz, cui seguirà la visita a quello di Birkenau, tappe significative del suo viaggio apostolico in Polonia, in occasione della celebrazione a Cracovia della Giornata mondiale della Gioventù. Il Papa, visibilmente commosso, ha varcato a piedi, da solo, il cancello del lager di Auschwitz ed è passato sotto la famigerata scritta con lo slogan posto dai nazisti all’ingresso del campo di concentramento e di sterminio degli ebrei: “Arbeit macht frei”, ovvero “Il lavoro rende liberi”. Dopo la lunga sosta in silenzio, riflessione e preghiera, seduto su una panchina con il volto chino e le mani giunte, la visita delle camerate dove erano detenuti i prigionieri e l’incontro con i sopravvissuti e i familiari delle vittime, davanti ad uno dei “blocchi” dove erano uccisi gli internati con le “docce a gas”, il Papa ha salutato 11 sopravvissuti. L’ultimo gli ha consegnato una candela con la quale Francesco ha acceso una lampada. Poi, giunto davanti al Blocco 11 di Auschwitz, il cosiddetto “Blocco della morte”, dove si trova anche la cella in cui fu ucciso san Massimiliano Kolbe, ha baciato una delle colonne all’ingresso. “Signore abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!”. Queste le parole scritte da Papa Francesco, in spagnolo, sul libro d’onore del lager di Auschwitz. Il Santo Padre è poi giunto al campo di concentramento e di sterminio nazista di Birkenau, dopo aver sostato in silenzio, raccoglimento e preghiera ad Auschwitz. I due lager – tappa significativa del viaggio apostolico del Pontefice in Polonia, in occasione della celebrazione a Cracovia della Giornata mondiale della Gioventù – distano appena tre chilometri, percorso che il Papa ha compiuto in auto fra ali di folla.
Il pontefice si è poi trasferito al vicino campo di Birkenau. Di fronte al “monumento alle vittime delle Nazioni” Francesco è passato a piedi davanti alle lapidi commemorative nelle 23 lingue usate dai prigionieri. Sul monumento è scritto: “Per sempre lasciate che questo posto sia un grido di disperazione e un avvertimento per l’umanità, dove i nazisti uccisero 1,5 milioni di uomini, donne e bambini, per lo più ebrei, provenienti da vari paesi d’Europa. Auschwitz-Birkenau 1940-1945”. Alla presenza di un migliaio di ospiti, Francesco ha poggiato una candela accesa e alcuni fogli scritti ed è rimasto in piedi in silenzio in ascolto del canto del salmo 130, il “de profundis”, in ebraico dal rabbino capo di Polonia, Michael Schudrich, e in polacco da un sopravvissuto canterà in ebraico il salmo 130, il “de profundis”, poi letto anche in polacco da un sacerdote. Francesco ha poi salutato 12 “giusti delle nazioni”, non ebrei che salvarono singoli o famiglie ebree durante la persecuzione nazista, ufficialmente riconosciuti tali dal memoriale della Shoah di Gerusalemme, lo Yad Vashem: Maria Jamro Augustyn, Anna Stupnicka Bando, Miroslawa Gruszczynska, Lucja Jurczak, Witold Lisowski, Maria Bozek Nowak, Irena Krzysztalowska Sanderska – Rzonca, Alicja Szczepaniak Schnepf, Stanislaw Swierczewski, Józef Walaszczyk, Ryszard Zielinski, Tadeusz Burchacki. Erano presenti anche suor Matylda Getter, in rappresentanza delle francescane che salvarono 500 bambini del ghetto di Varsavia, e un parroco di un paese dove viveva la famiglia cattolica Ulma che fu sterminata, tutti compresi i bambini, per aver ospitato ebrei, e per i quali è stata avviata una causa di beatificazione.