In un nuovo documento, l`esortazione apostolica Gaudete et Exsultate pubblicata oggi, Papa Francesco scrive cosa è – e cosa non è – la santità al giorno d`oggi. Il documento “sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”, 106 pagine, viene presentato in sala stampa vaticana da mons. Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, dal giornalista Gianni Valente, che conosce Jorge Mario Bergoglio da ben prima che diventasse Papa, e da Paola Bignardi dell`Azione Cattolica. La scelta della tipologia di documento, l`esortazione apostolica anziché l`enciclica, indica che il Pontefice non intende esporre una riflessione ma piuttosto, appunto, “esortare” i fedeli su un tema, quello della santità, che, in realtà, risponde alla domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”. Nel nuovo documento Papa Francesco riprende e sistematizza un tema a lui caro, che ha più volte affrontato nelle messe mattutine a Casa Santa Marta, nelle omelie di celebrazioni ufficiali o in altri testi. Quella che il Papa tratteggia è una visione “popolare” della santità, che non prende in considerazioni i santi “già beatificati o canonizzati” né tantomento ritiene che per essere santi sia “necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Il santo che il Pontefice argentino ha in mente è “il santo della porta accanto”, spesso anonimo e nascosto.
Il santo segue l’insegnamento di Gesù
Una vocazione universale, che affonda nel battesimo e ognuno può realizzare “vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”: “Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali”. Non, dunque, un supereroe, non una persona priva di errori e peccato, non chi coltiva “l`ossessione per la legge, il fascino di esibire conquiste sociali e politiche, l`ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, la vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, l`attrazione per le dinamiche di auto-aiuto e di realizzazione autoreferenziale”, rischiando di cadere nelle eresie antiche ma sempre attuali (gnosticismo, pelagianesimo). Il santo, scrive il Papa, è capace di senso dell’umorismo. Il santo è tale perché, molto semplicemente, segue l’insegnamento di Gesù in tema di beatitudini: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Un insegnamento che il Papa rivolge a tutti i cristiani: “Davanti alla forza di queste richieste di Gesù è mio dovere pregare i cristiani di accettarle e di accoglierle con sincera apertura, “sine glossa”, vale a dire senza commenti, senza elucubrazioni e scuse che tolgano ad esse forza”.
Eutanasia e immigrati
Da qui indicazioni anche molto pratiche che mostrano l’attualità della santità al giorno di oggi: capace di andare controcorrente rispetto alla violenza, anche quella verbale, su internet o sui mass media, controcorrente rispetto al “consumismo edonista”, capace di trattare un clochard incontrato di notte non come un “fagotto” o un fastidio ma una persona a cui restituire dignità. Capace di difendere il feto a rischio aborto ma anche la miseria, l’abbandono, l’esclusione, la tratta di persone, l`eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, le nuove forme di schiavitù. E – paragrafo a parte – i migranti, sebbene – rimarca il Papa con vis polemica – “alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi ‘seri’ della bioetica”. Una santità lontana, dunque, dall’errore “nocivo e ideologico” di “quanti vivono diffidando dell`impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista”. “Spero – scrive Francesco in conclusione del documento firmato lo scorso 19 marzo, solennità di San Giuseppe – che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere”. askanews