Il Papa e Mattarella “uniti dalla vicinanza a ultimi e migranti”
Il rapporto tra Papa Francesco e Sergio Mattarella “è uno di quelli che unisce di più Vaticano e Quirinale” perché il Pontefice argentino e il Capo dello Stato democristiano sono accomunati “dai valori che davvero contano, come la vicinanza agli ultimi e l’attenzione ai migranti per esempio”. Lo racconta Alessandro Acciavatti, autore di “Oltretevere” (Piemme), una carrellata lunga e documentata dei rapporti tra i Pontefici e i Presidenti della Repubblica italiana dal 1946 a oggi.
“Il loro rapporto è uno di quelli che unisce di più Vaticano e Quirinale perché sono davvero molto uniti sui valori che davvero contano, come la vicinanza agli ultimi e l’attenzione ai migranti per esempio”, afferma Acciavatti, cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, in occasione della presentazione del libro all’ambasciata italiana presso la Santa Sede. “E questo traspare dalle visite che si sono scambiati sia in Vaticano che al Quirinale”. In tempo di populismi, “un rapporto che si basa su comuni valori che cercano di trasmettere ai cittadini italiani da una parte Sergio Mattarella e il Papa ai suoi fedeli che richiamano ad essere uniti credenti e non credenti”. Quanto a Benedetto XVI e Giorgio Napolitano, tra il Papa conservatore e il Presidente comunista c’era una vera e propria amicizia.[irp]
Tra Benedetto XVI e Giorgio Napolitano “un rapporto meno scontato, ma che trovò un veicolo privilegiato nell’amore comune per la musica e nei famosi concerti che il presidente Napolitano offriva per il genetliaco del Pontefice. E la musica fu veicolo privilegiato dei loro incontri”. Un presidente comunista e un Papa che passa per conservatore che svilupparono addirittura un’amicizia: “Basandola sui comuni valori che entrambi traevano uno laicamente dalle sue convinzioni e l’altro dalla sua fede ma trovarono molti temi di consonanza e vicinanza”. Per la stesura del libro, il Papa emerito Benedetto XVI ha inviato ad Alessandro Acciavatti una insperata “memoria”: “Io in realtà ho chiesto semplicemente al pontefice di potere andare a rendergli visita per presentargli il mio progetto. Lui mi ha concesso 40 minuti di colloquio nel monastero Mater ecclesiae dove si è ritirato e al termine mi ha detto ‘Caro professore, le farò sapere, ma voglio partecipare a questo progetto’. Pensavo si trattasse di una risposta diplomatica, invece in agosto – lo avevo incontrato nel maggio 2016 – mi è arrivato questa memoria di cui sono davvero molto grato al pontefice”.