Il Papa: “Chi serve non è schiavo dell’agenda. Niente orari, chiese sempre aperte”

IL MONITO “Dio mi ha dato una pace che dura anche oggi. Grazie a questa pace, non ho mai pensato di smettere di fare il Papa” di Andrea Acali

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di Andrea Acali

“Chi serve non è schiavo dell’agenda” e sa “andare oltre gli orari”. Ieri la Chiesa italiana celebrava la solennità del Corpus Domini, spostata alla domenica dopo l’abolizione della festività infrasettimanale, mentre per la Chiesa universale la ricorrenza è stata festeggiata giovedì scorso, con la processione eucaristica, da S. Giovanni a S. Maria Maggiore, presieduta dal Papa. Che dunque ieri ha concluso in piazza S. Pietro un altro evento giubilare di grande richiamo, quello dedicato ai diaconi permanenti. L’appuntamento ha fornito al Pontefice l’occasione per parlare del servizio, in particolare nelle parrocchie. Il diaconato, infatti, è uno dei gradi del sacerdozio ma proprio mezzo secolo fa, dopo il Concilio Vaticano II, venne “recuperato” questo ruolo proprio per i laici, spesso sposati. “Da dove cominciare per diventare “servi buoni e fedeli”? Come primo passo, siamo invitati a vivere la disponibilità” ha detto il Papa, ricordando le parole di un Padre della Chiesa secondo cui Gesù “si è fatto diacono di tutti”.

Con una delle sue affermazioni incisive, Francesco ha rivelato che “a me fa male al cuore quando vedo un orario, nelle parrocchie: “Dalla tal ora alla tal ora”. E poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente… Questo fa male. Trascurare (andare oltre) gli orari: avere questo coraggio, di trascurare gli orari”. Perché secondo Francesco “chi serve non è un custode geloso del proprio tempo, anzi rinuncia ad essere il padrone della propria giornata. Sa che il tempo che vive non gli appartiene, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua volta: solo così porterà veramente frutto. Chi serve non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa (…) sa aprire le porte del suo tempo e dei suoi spazi a chi gli sta vicino e anche a chi bussa fuori orario, a costo di interrompere qualcosa che gli piace o il riposo che si merita”. Un’altra caratteristica peculiare del diacono sottolineata dal Papa è la mitezza: “È una delle virtù dei diaconi – ha detto – Quando il diacono è mite, è servitore e non gioca a “scimmiottare” i preti”.

Il “servizio cristiano” è “imitare Dio servendo gli altri: accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, facendoli sentire accolti, a casa. E mai sgridare, mai”. All’Angelus il Papa ha anche ricordato che mercoledì 1° giugno si celebra la Giornata Internazionale del Bambino, invitando soprattutto i più piccoli a unirsi alla preghiera delle comunità cristiane della Siria, sia cattoliche che ortodosse. Poi, rispondendo ad una domanda sul peso dell’essere stato eletto vescovo di Roma che gli ha posto un giovane nel corso della sessione conclusiva del Congresso di “Scholas occurrentes” che si è tenuto in Vaticano, ha detto che “è una sorpresa per me: Dio mi ha dato una pace che dura anche oggi. Grazie a questa pace, non ho mai pensato di smettere di fare il Papa”.