Le violenze in Rwanda “hanno deturpato il volto della Chiesa”. Papa Francesco, ricevendo il udienza il presidente della Repubblica rwuandese Paul Kagame, ha manifestato con forza “il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi”, esprimendo “solidarieta’ alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti” e rinnovando, “l’implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all’odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica”. Papa Francesco con questo forte ‘mea culpa’ contribuisce al disgelo tra Santa Sede e autorita’ rwandesi. Lo stesso incontro, confermato ieri sera da Kagame, ha spiazzato numerosi osservatori, dopo le tensioni riguardo alle responsabilita’ nel genocidio del ’94 (la Chiesa era vicina all’etnia Hutu). Lo scorso novembre la Chiesa cattolica rwandese aveva chiesto perdono a nome di tutti i cristiani implicati nel genocidio. Un perdono “individuale, non da parte della Chiesa come istituzione”, aveva precisato il presidente della Conferenza episcopale rwandese. Il governo di Kigali prontamente aveva risposto giudicando le scuse “profondamente inadeguate” e ritenendo che il Vaticano stesso dovesse intervenire. E’ un gesto storico quindi quello di Francesco.
Nell’incontro di oggi, fa sapere il Vaticano, sono state anche “ricordate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Rwanda. Si e’ apprezzato il notevole cammino di ripresa per la stabilizzazione sociale, politica ed economica del Paese. E’ stata rilevata la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa locale nell’opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace a beneficio dell’intera Nazione”. Il bollettino poi prosegue: “In tale contesto il Papa ha manifestato il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, ha espresso solidarieta’ alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, ha rinnovato l’implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all’odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica. Il Papa ha altresi’ auspicato che tale umile riconoscimento delle mancanze commesse in quella circostanza, le quali, purtroppo, hanno deturpato il volto della Chiesa, contribuisca, anche alla luce del recente Anno Santo della Misericordia e del Comunicato pubblicato dall’Episcopato rwandese in occasione della sua chiusura, a ‘purificare la memoria’ e a promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che e’ concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignita’ della persona umana e il bene comune”.