Papa Francesco ha scelto di nuovo la periferia, e ha visitato la parrocchia romana di “San Pier Damiani”, a Casal Bernocchi, nella periferia sud della capitale. Una lunga visita pastorale, dove prima della messa ha incontrato nel centro sportivo i bambini e i giovani della catechesi. Circondato dai cori dei bambini – “Francesco”, “Francesco” – il Papa si è soffermato a lungo con tutti, soprattutto con i bambini, ad ognuno di loro una carezza. Poi il Papa si è sistemato in un piccolo gazebo e ha risposto a molte domande, raccontando aneddoti della sua infanzia. I bambini lo hanno ringraziato: “Ci sentiamo molto fortunati che tu sia qui perché sappiamo che non puoi andare a visitare tutti i bambini”, e per dire grazie al Papa, gli hanno consegnato croci dipinte a mano e “volevamo farti un regalo, così abbiamo unito tutti i nostri disegni e domande in questo libro, sapendo che non avresti potuto rispondere a tutti noi; sappiamo che sei molto importante e impegnato e speriamo che in un momento libero tu possa sfogliarlo, ma – hanno chiesto – almeno a qualcuno di noi puoi rispondere adesso, siamo molto curiosi!”. Così emozionati e anche un po’ preoccupati – “e se mi sbaglio e leggo le parole al contrario?…” – alcuni di loro hanno rivolto al Papa delle domande, a cui è seguito un sereno e divertito scambio. “Cosa possiamo fare noi bambini per salvare il mondo?”, hanno chiesto e il Papa: “Avete fatto una bella domanda. Cosa possiamo fare noi per salvare il mondo? Il mondo è grande enorme, ma un bambino, pensate bene prima di rispondere, un ragazzo, una bambina, una ragazza, può aiutare alla salvezza del mondo? Voi non contate niente? Un bambino può aiutare? Sì può!”. E ha incalzato i bambini a rispondere: “Può!! Un po’ più forte: può!! E rispondete anche a questa domanda: come io posso aiutare Gesù a salvare il mondo? Alzate la mano chi vuole rispondere”. Qualcuno dice “con la preghiera”, e il Papa rilancia: “Con la preghiera possiamo aiutarlo?”, “sì o no?…”. I bambini tentennano un poco e il Papa scherza: “Siete tutti addormentati… ah è il sole che fa dormire”. Poi Francesco annuisce “con la preghiera sì, benissimo”, e un altro bambino alza la mano: “Rispettando le persone”.
E anche qui il Papa invoca un coro di sì chiedendo “le persone vanno rispettate? Papà, mamma, nonno, nonna, sì! E le persone che io non conosco, che abitano nel quartiere?”, “sì” rispondono ancora i bambini; e il Papa prosegue: “E le persone che abitano sulla strada, i barboni vanno rispettati? Sì! Tutte le persone vanno rispettate; diciamolo insieme: tutte le persone vanno rispettate. E quello che non mi vuole bene devo rispettarlo? Sì! Sicuro? Non sarebbe meglio dargli uno schiaffo? Ecco anche quello che non mi vuole bene va rispettato”, sottolinea Francesco, che lo fa ripetere ancora i bambini in coro. E ancora: “E quello che mi ha fatto del male una volta, cosa devo fare? Io posso fare del male a lui? No! Posso telefonare alla mafia perché faccia qualcosa? Si può fare accordi con la mafia? No! Anche quelli che ci fanno del male vanno rispettati. Avete risposto bene, vedete con quante cose possiamo aiutare Gesù a salvare il mondo, è bello questo, molto bello…E – domanda ancora ai bambini il Papa – se io ho fatto i compiti a casa e la mamma mi lascia uscire a giocare, è bello?”…I bambini aspettano un po’ prima di rispondere e il Papa cancella così i loro dubbi: “Sì!”, esclama, perché “giocare, giocare bene aiuta Gesù a salvare il mondo… Non siete convinti?!. Sì!! – incalza il Papa – perché la gioia aiuta Gesù a salvare il mondo… diciamolo insieme. Voi oggi siete gioiosi, ed è una cosa molto bella”. Un bambino chiede al Papa “come ha fatto a capire la sua vocazione sacerdotale” e Francesco spiega e racconta: “Ognuno di noi ha un posto nella vita. Gesù vuole che uno si sposi, che faccia la famiglia, vuole che un altro faccia il prete, un’altra la suora, ma ognuno di noi ha una strada nella vita e la maggioranza, che sono come voi tutti, come i vostri genitori, i laici, che facciano una bella famiglia, che portino avanti i figli, che portino avanti la fede. E – racconta – io ero in famiglia, eravamo cinque fratelli, eravamo felici. Papà lavorava, in quel tempo c’era il lavoro. Giocavamo. Una volta, ma non fatelo anche voi, sono giochi pericolosi, abbiamo anche fatto un concorso per giocare ai paracadutisti con un ombrello. Attenzione, non fatelo, sono giochi pericolosi. Ma eravamo felici. Papà e mamma ci aiutavano ad andare avanti, anche nella scuola”. E – ha sottolineato il Papa – “è molto bello nella vita essere sposati, è molto bello avere una famiglia, un papà e una mamma, nonni, zii, è molto bello: è una grazia”.
E “perché non li salutiamo adesso? Un applauso a tutti loro! I vostri genitori si sacrificano per voi, per portarvi avanti e questa è una cosa bella”. “Fare una famiglia – ha proseguito Papa Francesco – è una bella vocazione. Ma anche c’è anche l’altra vocazione: fare la suora, fare il prete. E un giorno ho sentito, di colpo, avevo 16 anni, che il Signore voleva che io fossi prete. Eccomi sono prete: questa è la mia risposta. Si sente nel cuore, quando un ragazzo sente nel cuore simpatia e poi quella simpatia va avanti e sente amore per una ragazza, e poi si sono fidanzati e poi si sposano. Così uguale si sente nel cuore quando il Signore ti dice ‘tu devi andare avanti sulla strada per diventare prete’. Così l’ho sentito io: come si sentono le cose belle nella vita. E’ una cosa bella nella vita”. Con una maglia da calcio indosso un bambino chiede anche al Papa: “Che sport praticavi quando avevi la mia età, io ho 11 anni, giocavi a calcio e che ruolo ricoprivi?”. “Io – rivela Papa Francesco – quando avevo la tua età giocavo al calcio, ma io non ero bravo nel calcio e da noi quelli che non sono bravi nel calcio si chiamano pata dura, gamba dura. Io ero un pata dura e per questo di solito stavo in porta, facevo il portiere, per non muovermi. E – ha aggiunto scherzando – questa eh, si può dire ‘pata dura’, non è una parolaccia”. Prima di salutare di nuovo tutti e officiare la messa in parrocchia il Papa ha ribadito: “A quello che non mi vuole bene devo dargli uno schiaffo? No! E devo pregare per le persone che mi odiano? Si! Si! E io devo obbedire a papà e mamma, è molto importante perché loro si sacrificano per noi”. “Adesso facciamo una preghiera, gli uni con gli altri prendetevi per mano come fratelli, come amici, tutti, e preghiamo la Madonna, che è la nostra madre”, ha detto il Papa prima di intonare l’Ave Maria, infine la benedizione: “In silenzio, ognuno di voi pensi ai genitori, parenti, amici e anche ai nemici, alla gente che non vi vuole bene e che questa benedizione scenda anche per loro, per tutti”.