Esce lunedì prossimo, nove aprile, la preannunciata esortazione apostolica del Papa “sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”. La sala stampa della Santa Sede ha reso noto che il documento si intitola “Gaudete et Exsultate” (gioite ed esultate). Fin dai primi passi dopo l`elezione alla Cattedra di Pietro, Francesco si è soffermato sulla santità nella Chiesa e, in più occasioni, ha tracciato non solo un profilo di ciò che contraddistingue l`essere santi – la gioia, l’umiltà, il servizio non di rado nascosto e quotidiano – ma ha pure indicato cosa un santo non è: superbi, vanitoso, “cristiano di apparenza”, supereroe.
I santi, ha detto nella prima Festa di Ognissanti da Papa il primo novembre 2013 a quanto ricordato da Vatican News, “non sono superuomini, né sono nati perfetti”. I santi “sono come noi, come ognuno di noi”, hanno vissuto “una vita normale”, ma hanno “conosciuto l`amore di Dio” e lo hanno “seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie”. La gioia è il tratto distintivo dei Santi, in contrapposizione a quella “faccia da funerale” che hanno alcuni cristiani che non vivono bene la loro fede. I santi sono “angeli con un volto e un cuore umano, perché i santi di Dio sono sempre qui, nascosti in mezzo a noi”, ha detto ad un’udienza generale.
“L`universale vocazione alla santità”
Ci sono “tanti santi nel popolo di Dio – non necessariamente canonizzati, ma santi – tanti uomini e donne» che «mettono in pratica l`amore di Gesù. Tanti”, ha detto ad una omelia mattutina. Hanno costruito la casa sulla roccia, che è Cristo: “Pensiamo ai più piccoli, eh? Agli ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri. Pensiamo a tanti anziani soli, che pregano e offrono. Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l`educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù, che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono”. Sono i “santi della vita quotidiana”. Al contrario, “i superbi, i vanitosi, i cristiani di apparenza saranno abbattuti, umiliati”.
Un tema particolarmente a cuore a Jorge Mario Bergoglio è “l`universale vocazione alla santità”. A questo ha dedicato l`udienza generale del 19 novembre 2014. “Tutti i cristiani, in quanto battezzati hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione che è quella alla santità”. Questa “è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano”. Per essere Santi, “non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi”, “tutti siamo chiamati a diventare Santi”. Francesco ha messo in guardia da un`idea dei Santi con “la faccia da immaginetta”. La santità è qualcosa di molto più profondo ed è alimentata da gesti, “tanti piccoli passi”, che ognuno può compiere laddove vive e lavora. “Ogni stato di vita – è la sua esortazione – porta alla santità, sempre!”.
Lunedì presentazione del testo papale
Nel 2016 è tornato più volte sul tema nelle Messe a Casa Santa Marta. Il 19 gennaio, incentrando l`omelia su Davide, ha annotato che anche nella vita dei Santi ci sono tentazioni e peccati. La vita del re d`Israele è eloquente al riguardo: Santo e peccatore. Aveva i suoi peccati, “è stato anche un assassino”, ma alla fine li riconosce e chiede perdono. Una storia che fa pensare che “non c`è alcun Santo senza passato, neppure alcun peccatore senza futuro”. Il 24 maggio ha avvertito invece che la santità “non si può comprare e non si vende”. E` un dono da accogliere. Francesco ha canonizzato madre Teresa, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, ma ha – con un Motu proprio, intitolato Maiorem hac dilectionem, pubblicato nel luglio del 2017 – ha aperto la via alla beatificazione a chi, spinto dalla carità, ha offerto eroicamente la propria vita per il prossimo.
“I Santi Innocenti del Vangelo sono i primi ad essere uccisi a causa di Cristo, anzi al posto di Cristo, senza neanche saperlo”, ha avuto a scrivere Gianni Valente, giornalista che presenterà il testo papale lunedì con mons. Angelo De Donatis, Vicario Generale del Papa per Roma e Paola Bignardi dell’Azione Cattolica. “Sono il fiore dei martiri, come scrive il poeta francese Charles Péguy nel suo Il Mistero dei Santi Innocenti. La sofferenza degli innocenti, che altri scrittori – a cominciare da Albert Camus – vedono come l`emblema del male invincibile e la prova dell`inesistenza di Dio, per Péguy può essere abbracciata solo nel mistero di una salvezza donata e ricevuta gratuitamente. Così, i Santi innocenti vanno in Paradiso senza aver avuto neanche il tempo di fare del bene. E Péguy se li immagina che giocano anche lì, usando le corone del martirio per il gioco dei cerchietti, sorprendendo e allietando così il cuore stesso di Dio”. askanews