Paparazzi e divi dalla Dolce Vita a oggi
Da Walter Chiari che insegue Tazio Secchiaroli, agli scatti rubati a Flavio Briatore in Sardegna
Da Walter Chiari che insegue Tazio Secchiaroli, il fotografo che negli anni Cinquanta immortalava la movida dei divi in Via Veneto a Roma raccontata ne “La Dolce Vita” di Federico Fellini, agli scatti rubati a Flavio Briatore in Sardegna, dalle foto di Audrey Hepburn che fa la spesa, impeccabile anche nella quotidianità, fino agli scatti di Ellen Von Unwerth che hanno come protagonisti star come David Bowie e Kate Moss, ritratti come se fossero stati paparazzati. Sono alcuni dei 150 scatti che compongono la mostra “Arrivano i Paparazzi! Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi”, dal 13 settembre al 7 gennaio a Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino, che indaga la storia della fotografia “rubata”. “Questa mostra racconta la storia del paparazzo, a partire dalla sua nascita, dalla metà dagli anni Cinquanta, fino ai giorni nostri. Narra le metamorfosi di questa figura che ha segnato in qualche modo la storia d’Italia e del costume. L’esposizione parte dalle figure classiche dei paparazzi, come Tazio Secchiaroli e arriva seguendo un percorso cronologico al paparazzo di oggi”. La figura del paparazzo è cambiata moltissimo nel corso degli anni e internet e i social network non sembrano averla mandata in soffitta. All’inizio cercava una sorta di conflitto con il suo soggetto, c’era una battaglia tra il divo e il paparazzo. Ad un certo punto il paparazzo si allontana, usa il teleobiettivo e passa da una sorta di battaglia corpo a corpo ad una guerra di posizione. Oggi i paparazzi sono in parte sostituiti dai selfie dei divi, ma questi fotografi continuano a svolgere una sorta di ruolo di sorveglianza dal basso. Oggi il paparazzo si oppone sia al fotografo ufficiale, sia al personaggio pubblico che si fa un autoritratto e si rappresenta come vuole”. Intesa Sanpaolo, partner di Camera, il prossimo anno porterà la mostra alle Gallerie d’Italia di Vicenza a Palazzo Leoni Montanari.