Parisi archivia il centrodestra e battezza “area liberal popolare”: “Dobbiamo capire il popolo”
LA VOLATA DELL’EX DG L’obiettivo è quello di superare gli steccati e le vecchie strutture politiche per conquistare consensi tra gli elettori del Movimento 5 stelle e tra chi alle urne non ci va più
Il giorno dopo il summit di Forza Italia ad Arcore che ha aperto le porte “al contributo” di Stefano Parisi alla rifondazione del partito, l’ex candidato sindaco di Milano non perde tempo e guarda alla coalizione di centrodestra: la vorrebbe presto chiamare “area liberal popolare”, plasmare come un raggruppamento fluido e leggero, in grado di tenere insieme posizioni moderate e più radicali, capace di avere un rapporto diretto con le associazioni e “il tessuto organizzato della società”. L’obiettivo è quello di superare gli steccati e le vecchie strutture politiche per conquistare consensi tra gli elettori del Movimento 5 stelle e tra chi alle urne non ci va più, offrendo loro una “alternativa di governo” che dia risposte ai “problemi delle persone”. “Ieri ne parlavo al telefono col presidente Berlusconi, c’è tanta gente che non vota più, che ha perso fiducia nella politica”, ha osservato Parisi durante il suo intervento a Taormina, ospite della Summer School della Fondazione Costruiamo il Futuro di Maurizio Lupi. “L’errore più grande che si può fare”, ha però ammonito, sarebbe quello di bollare il consenso dei grillini, ma anche quello della Lega, come populismo: “Sono le elite, che hanno fallito, che lo chiamano così. Questo non fa che aumentare l’area di dissenso e di radicalismo. Dobbiamo invece capire il popolo, non dire, come ha fatto qualcuno sulla Brexit, che è stato sbagliato il referendum”.
Un altro esempio è offerto dal tema dell’immigrazione: “C’è un modo di rispondere al problema dicendo che non esiste, che bisogna soltanto accogliere come fa il centrosinistra. C’è poi un centrodestra storico che dice ‘o ruspe o niente’. Dobbiamo invece dire che se gli immigrati vogliono diventare italiani a tutti gli effetti noi siamo aperti, ma devono rispettare le nostre regole e le nostre basi culturali, se no nasce l’odio”. Per Parisi, che siede in Consiglio comunale a Milano dopo la corsa a sindaco, i referenti non devono però essere più “i capibastone” dei partiti: “Trump arriva dove arriva senza un partito, probabilmente dobbiamo guardare alla società in modo orizzontale, attraverso un nuovo rapporto di mediazione sociale”. Per l’ex dg di Confindustria cercare di ricomporre l’area politica “che piano piano si chiamerà liberal popolare” non significa però essere necessariamente compatti: “Dobbiamo invece essere in grado di rappresentare anime diverse, democratici e aperti. Se vogliamo rappresentare la maggioranza del Paese la compattezza non porta da nessuna parte”. Molto importante per Parisi è invece l’accesso alla politica da parte di “persone che hanno esperienza, non solo esperienza in politica”. Tutto il contrario di quanto fatto da Renzi, che per inseguire l’M5s quando è andato al governo ha messo al ministero degli Esteri una giovane “che aveva fatto l’Erasmus”.