Parisi continua a dividere Forza Italia, da Brunetta a Santanché a Toti coro di critiche: “Finita l’era di un uomo solo al comando”

IL FUTURO DEL CENTRODESTRA Gli endorsement di peso continuano ad arrivare in previsione della convention di metà settembre, Giorgio Squinzi su tutti di Antonio Rapisarda

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di Antonio Rapisarda

Si consumano i giorni di questo agosto “caldo” nella sponda destra del Parlamento e la tela di Stefano Parisi resta tutt’altro che al punto di partenza, a differenza del mito di Ulisse e Penelope. Se da una parte – ossia nel mondo di quella società civile e imprenditoriale che si sta timidamente riaffacciando dalle parti del centrodestra – gli endorsement di peso continuano ad arrivare in previsione della convention di metà settembre (Giorgio Squinzi su tutti), anche all’interno di Forza Italia inizia a conformarsi una dialettica esplicita rispetto al jolly giocato da Silvio Berlusconi in persona per rimettere in sesto il partito (o per rottamarlo, a seconda dei punti di vista). Se il fronte dei malpancisti – rappresentato dai colonnelli e dal cosiddetto asse del Nord – si è manifestato nelle ore immediatamente successive all’investitura di Mr. Chili con l’accusa, tra le altre, di dividere il partito, da qualche giorno è emerso l’altro fronte, quello degli azzurri “parisiani” che credono che il compito dell’ex candidato sindaco di Milano debba andare oltre la due diligence per la quale è stato chiamato. Ieri è stato il turno di Gianfranco Miccichè, già enfant prodige del Cavaliere in Sicilia nonché l’uomo del celebre 61 a 0 inflitto al centrosinistra nell’isola. “Parisi è uno bravo di suo, a prescindere dalla politica… Può sistemare FI, ma per rimettere in piedi il centrodestra ci vuole sempre Berlusconi”.

Per Miccichè, dunque, l’incoraggiamento a Parisi va visto all’interno dello schema concepito dal Cavaliere, quello che ha ricevuto il via libera da tutto il “partito-azienda” animato dalla figlia Marina e dallo stato maggiore di Mediaset. Anche in Campania Parisi inizia a riscuotere interesse, in particolare dall’ex governatore Stefano Caldoro per il quale “Parisi ha le qualità per riorganizzare Forza Italia e uno dei temi a cui dovrà lavorare è la grande questione meridionale, che manca nell’agenda del governo Renzi”. Un asse, questo dei parisiani, che secondo Caldoro è nato da un modello testato già nelle urne: “I fatti dimostrano che, quando si è uniti, si vince o si concorre per la vittoria. Le realtà dove siamo arrivati più vicini al successo elettorale sono proprio Milano e la Campania”. I rumor, poi, raccontano di contatti tra Parisi e Claudio Scajola, già coordinatore del partito negli anni della risalita dopo l’implosione del primo governo Berlusconi e storico punto di riferimento in Liguria.

Se i parisiani scaldano i motori la cordata dei critici non ha mai smesso di tuonare durante tutta l’estate. Esplicito è stato Altero Matteoli, uno dei big azzurri. “Parisi? Non ho mai capito che compito abbia… A me pare che fino ad ora tutte le dichiarazioni fatte da lui non abbiano consentito di ricompattare il centrodestra e di trovare una linea comune”. Non solo una bocciatura ma anche un attacco preciso, quello di aver sfibrato l’alleanza: “Certamente, Parisi ha determinato uno scollamento maggiore con gli alleati di FI, come la Lega e FdI”. Così Matteoli sta preparando un grande convegno dal titolo “Quale centrodestr” che si dovrebbe svolgere negli stessi giorni della manifestazione organizzata da Parisi a metà settembre. E potrebbero partecipare Maurizio Gasparri, Renato Brunetta, Toti e Romani. Anche Daniela Santanchè, una delle donne più attive nel centrodestra, a Parisi non le manda a dire nel merito e nel metodo: “La stagione degli uomini soli al comando, senza consenso tra i cittadini, non può essere un modello vincente soprattutto se non siamo di fronte a quei rari fenomeni carismatici che si presentano a volte nella storia”.