Strano ma vero. Franco Lisci, 63enne imprenditore sardo, si è inventato una macchina che va ad urina. La sua idea è stata già sperimentata in varie parti del mondo, ma Lisci, che ha un’esperienza di progettista di impianti alla Fiat, l’ha perfezionata risolvendo alcune problematiche che fino a poco tempo fa non avevano consentito il decollo di questi tipo di energia pulita. Ma lo Stato consente di utilizzare questo carburante bio soltanto parzialmente come additivo, perciò sono stati realizzati dei trasformatori che immettono l’urina nel motore delle automobili.
L’auto bio alimentata ad urina: il carburante bio permette di risparmiare sulla benzina
Utilizzata come additivo, l’urina permette di risparmiare fino al 35% su un auto a benzina, fino al 60% su un auto a gasolio e fino all’80 di Gpl. E l’urina alimenta, oltre al motore dell’auto, anche un circolo virtuoso: “alla fine del processo la pipì si trasforma in acqua ricca di sostanze utili a nutrire la terra“, ha spiegato Daniela Ducato, coordinatrice di Casa Verde C02.0, il polo produttivo di cui fa parte l’azienda di Lisci. E un allevatrice sarda, Monica Saba, ha detto che utilizza “l’urina di capre e pecore per alimentare il motore in fase di predisposizione e produrre con energia pulita i miei formaggi e cioccolatini al latte di capra, azzerando così la CO2“.
Da almeno due anni tre auto, una Renault Clio 1.2 benzina, una Mitsubishi Pajero 2.5 diesel e una Chevrolet Matiz 0.8 Gpl, vengono alimentate con l’urina. I lettori si chiederanno come fare il pieno alla macchina, e in effetti non è come tutti si aspetterebbero, perché il liquido prodotto dai nostri reni deve prima passare in laboratorio per essere modificato.
L’inventore sardo ha raccontato di aver avuto l’idea grazie al suo cane Lara: “Un giorno l’ho vista pisciare su una piastra di rame che tenevo in cortile, collegata a un caricatore di batteria e in quel momento percorsa dalla corrente elettrica. Cadendo sul metallo, la pipì di Lara friggeva come olio in padella. Il fenomeno mi ha incuriosito. Ho deciso di approfondire. Mi ci sono voluti tre anni per mettere a punto il sistema che dal 2012 sto collaudando sulle auto. I proprietari delle vetture sono persone di fiducia, soggette al vincolo di segretezza, delle quali ovviamente non posso fare il nome“.