Quest’ultimo ha scritto sulla app che “alla fine di questa tempesta il cielo sarà di nuovo blu e l’unico crimine è l’hacking”, ossia l’accesso illecito ai documenti del gruppo arrivati nel fine settimana a un quotidiano di Monaco che li ha poi condivisi con l’International Consortium of Investigative Journalists permettendo così a 400 giornalisti in varie nazioni di pubblicare contemporaneamente storie basate sui contenuti. La pensa allo stesso modo Sara Montenegro, a capo delle questioni legali dello studio legale e seduta al fianco di Mossack durante l’intervista: “L’unico crimine comprovato è che c’è stata una violazione della privacy”. I fondatori di Mossack Fonseca – nato dalla fusione degli studi legali dei due nel 1986, quando ancora Panama era sotto il comando del generale Manuel Noriega – sostengono che viene da loro posta molta attenzione nell’analisi dei clienti e che i ponti vengono tagliati con quelli con una “cattiva reputazione”.
E’ un gruppo di aziende con sede a Panama, che ha 46 uffici distribuiti tra l’America, l’Europa, l’Asia e l’Africa. Nasce nel 1977 ed è specializzato nella gestione patrimoniale e fiscale e offre i suoi servizi in Gran Bretagna, Malta, Hong Kong, Cipro, Isole Vergini britanniche, Bahamas, l’isola di Anguila, Seychelles, Samoa, in Nevada e Wyoming negli Usa e a Panama. L’attività è spesso legata alla creazione di nuove società per i propri clienti, mettendo la “base” nei cosiddetti paradisi fiscali, tipo Panama, Seychelles, Isole Vergini, ma anche Regno Unito e Svizzera. In questo modo i capitali sono al riparo dalla tassazione prevista nel resto del mondo o comunque nei Paesi di origine. La pratica non è per forza di cose illegale: può essere anche solo uno strumento per aumentare le proprie ricchezze, tutelandole dal fisco. Tuttavia, alla luce della scarsa possibilità di controllo sul regime fiscale praticato in questi Paesi, spesso si verifcano operazioni illecite. |
Un team di 26 avvocati, ha garantito la Montenegro, sta compiendo attività di due diligence che negli ultimi anni hanno portato il gruppo a interrompere i ponti con 80 clienti l’anno. Fonseca ha aggiunto: “Siamo come una fabbrica di auto che vende auto a un dealer (un avvocato per esempio), che a sua volta la rivende a qualcuno che colpisce qualcun altro. La fabbrica non è responsabile di quel che viene fatto con l’auto”. Il 68enne Mossack garantisce che lo studio legale tirerà dritto: “Non abbiamo intenzione di smettere di offrire servizi andando a piantare banane”, ha detto al Wsj. “Le persone commettono errori. Lo facciamo noi così come il nostro dipartimento di compliance. Ma questa non è la norma”. Dicendo di non essere stato ancora contattato dalle autorità locali impegnate ad avviare un’indagine sul gruppo, il figlio di colui che durante la Seconda guerra mondiale era tra le fila delle SS e che – una volta trasferita la famiglia dalla Germania a Panama negli anni ’60 – si offrì di lavorare come spia della Cia, aggiunge: “In questo momento direi che non ci dovrebbero essere ripercussioni ma non direi che non ce ne saranno”.
Dal canto suo Fonseca – nato a Panama nel 1952, studi alla London School of Economics, un incarico all’Onu a Ginevra, negli anni ’90 diventato un famoso scrittore e nel decennio successivo consulente di Juan Carlos Varela (poi diventato presidente nel 2014) – ha detto al Nyt che “il settore sta diventando sempre più regolato e impegnato a capire se è usato da cattivi ragazzi e noi diamo il benvenuto a ciò ma per favore ricordate che 15 anni fa il termine due diligence era sconosciuto”. E alle banche intermediarie che lavorano con lo studio legale e che rappresentano i beneficiari delle società di comodo, Mossack ha lanciato un messaggio chiaro: stava a loro compiere un’analisi migliore dei loro clienti. Intanto i senatori Usa Elizabeth Warren e Sherrod Brown hanno chiesto al dipartimento del Tesoro di indagare per capire se entità americane o legate agli usa sono coinvolte nei Panama Papers.