Agenda piena, ritmi folli e futuro incerto. Ad una settimana dalla riapertura in tutta Italia, i parrucchieri possono fare un primo bilancio della fase 2. Il lavoro c’è, ma l’organizzazione è difficile, soprattutto per i saloni indipendenti, come quello di Lucia Ornaghi, un’attività in proprio da 25 anni, in provincia di Milano (a Cuggiono). Gestire le tante richieste, rispettare le misure di sicurezza, incastrare gli appuntamenti evitando assembramenti è complesso. “Abbiamo allungato tantissimo i nostri orari, facciamo 8/22 tutti i giorni, da lunedì a sabato, è pesante, per adesso funziona bene certo che a lungo termine sostenere un ritmo del genere è impossibile”, racconta. “Kimono, guanti, mantelline di plastica sono quasi introvabili e hanno subito un aumento di prezzo allucinante, costano il doppio rispetto a prima”.
Costi impegnativi, la resa ancora tutta da vedere. “Si riescono a fare circa 15 clienti al giorno, prima erano 25/30, una bella differenza. Adesso sono anche servizi lunghi, tecnici, il valore è superiore, bisogna vedere fra un mese se questa cosa si mantiene e riesce a contenere i costi; se invece la cliente comincia a diradare i passaggi allora lì si potrà dire se si può proseguire con una cosa del genere o no”. E le clienti? “Inzialmente gasate, quasi tutte non hanno dormito la notte prima per l’emozione di tornare dal parrucchiere, ma quando entrano le vedi spaesate, non sanno cosa fare, come comportarsi, alcune hanno preso appuntamento e poi hanno disdetto per paura, ma ci sta: uno non sa realmente quante persone puoi tenere, se è fattibile e hanno preferito disdire”
Dopo due e mesi e mezzo di chiusura ovviamente niente ferie, in attesa di vedere come va. “Per la prima volta nella mia vita vedo un futuro incerto, non posso dire mi manchi il lavoro, l’agenda ce l’ho piena fino a metà giugno, però poi chi lo sa? È così incerto anche fuori. C’è chi ha perso il lavoro, tanta gente in cassa integrazione”, conclude. Un futuro incerto, per tutti.