Ufficializzata la crisi del governo di Giuseppe Conte, la partita si sposta adesso sui tempi. Il premier ha scelto la via della parlamentarizzazione, cosa che comporta la riconvocazione a domicilio delle Camere. La Lega, per “velocizzare” la procedura, stamani ha depositato in Senato una mozione di sfiducia contro l’esecutivo. Il voto sulle mozioni sulla Tav, ha “suggellato una situazione di forti differenze di vedute” e “le stesse divergenze” si sono registrate su “temi prioritari dell’agenda di governo”, si legge nel documento, che porta la prima firma del capogruppo a Palazzo Madama Massimiliano Romeo. Il Carroccio accusa anche Conte di non essere stato presente in Aula al momento della discussione “per ribadire l’indirizzo favorevole alla realizzazione dell’opera”. Salvini vuole votare il prima possibile e lo ha ribadito stamani da Termoli.
“Tutti i parlamentari della Lega – ha scandito – saranno a Roma già da lunedì, non esiste che qualcuno dica che non si può far lavorare i parlamentari a ferragosto. Alzano il culo e lavorano a ferragosto”, altrimenti “sarebbe una cosa incredibile”. La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha convocato per lunedì alle 16 la conferenza dei capigruppo, che dovrà trovare un accordo sulla data di convocazione della discussione. Per i leghisti si può andare in Aula già il giorno dopo, le opposizioni premono per rimandare tutto a dopo ferragosto, il 19 o il 20. Per il M5s la posizione è stata ribadita oggi da Luigi Di Maio in un post su Facebook. Per pentastellati, ha scritto, non c’è “nessun problema ad andare al voto. Anzi, dopo quel che è successo ci corriamo alle urne”. Prima però “tagliamo 345 poltrone e risparmiamo mezzo miliardo di euro”. Il vicepremier si rivolge direttamente all’ormai ex alleato: “Salvini, non è così difficile! Vinci la paura, supera le pressioni di Berlusconi e dei tuoi alleati. Fai un atto di coraggio, se il coraggio di cambiare ce l’hai veramente. E poi decideranno gli italiani con il loro voto”.
Intanto, Fratelli d’Italia commenta l’intenzione di Salvini di andare da solo al voto. “Noi le alleanze le facciamo prima del voto e non dopo, perche’ vogliamo essere chiari, siamo la forza piu’ coerente, siamo concreti e affidabili – afferma Giorgia Meloni, leader di Fdi – Non credo che Salvini vada da solo, non avrebbe molto senso rischiare di fare un altro governo con un gioco di palazzo dopo il voto, piuttosto che un’alleanza che gli italiani invocano da mesi. Nelle ultime elezioni Lega e Fdi sono cresciuti”.
Un fatto è certo. La crisi di Governo, aperta mediaticamente da Salvini, in realtà è ancora tutta da formalizzare. Ci sono infatti dei passaggi obbligati per decretare la fine di un esecutivo. Tecnicamente la crisi si apre quando viene meno la fiducia tra il Parlamento e il governo, o quando il presidente del Consiglio presenta le sue dimissioni. I lavori parlamentari sono sospesi fino al 9 settembre per la Camera e fino al 10 settembre per il Senato, Matteo Salvini chiede di riaprire il Parlamento, cosa che può fare la conferenza dei capigruppo, ma difficilmente prima di Ferragosto. Una volta formalizzata la crisi di governo, la parola passa al presidente della Repubblica a cui spetta il compito di aprire le consultazioni e valutare se in Parlamento esista ancora una maggioranza in grado di formare un esecutivo anche tecnico o neutrale. In caso contrario si potrebbe pensare di andare al voto entro ottobre.
I tempi però sono assai stretti, le elezioni politiche devono essere fissate dopo almeno 45 giorni dallo scioglimento delle camere, ma c’è il problema del voto all’estero. Il voto a fine ottobre poi comporterebbe l’esercizio provvisorio del governo. Ci sono infatti dei tempi tecnici per la convocazione delle nuove camere, l’avvio delle consultazioni e la nomina del nuovo governo, insomma un ipotetico nuovo esecutivo non potrebbe essere operativo prima di dicembre. Ma ci sono importanti scadenze, prima di tutto quella della legge di bilancio da approvare entro la fine dell’anno e poi bisogna cercare di scongiurare l’aumento dell’Iva. Sergio Mattarella potrebbe così decidere di non sciogliere subito le camere, rimandando il voto dopo approvazione della legge di bilancio, affidando magari allo stesso governo Conte il disbrigo degli affari correnti. In questo caso si andrebbe a votare in primavera. In tutta questa situazione pesa la richiesta del Movimento 5 stelle di votare la riforma che riduce il numero dei parlamentari prima di sfiduciare il governo. La Lega però preme sull’acceleratore e ha presentato in Senato mozione di sfiducia a Conte.