Party-gate scuote Downing Street, i candidati alla successione di Johnson
I papabili qualora lo scandalo dovesse finire col travolgere il primo ministro. In prima fila i ministri di Esteri e di Economia, Truss e Sunak
Se il Party-gate dovesse finire col travolgere Boris Johnson, i candidati alla successione alla guida dei Conservatori e quindi del governo di certo non mancano, a partire dalla favorita della base, l’attuale titolare del Foreign Office Liz Truss, e dal cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak. Liz Truss – Costantemente alla testa dei sondaggi effettuati fra l’elettorato dello stesso partito, la 46enne Truss proviene dall’ala contraria alla Brexit, ma la cosa non sembra averla danneggiata; anzi, le viene attribuito il merito della firma di diversi accordi commerciali successivi. Ai suoi ammiratori piace la retorica incentrata sulla libertà, il libero commercio e il patriottismo; a non guastare è anche un’immagine pubblica molto curata grazie all’uso di fotografi ufficiali (pagati dal contribuente) – come ad esempio la foto sopra un carrarmato, in stile Margaret Thatcher.
Rishi Sunak – Per diverso tempo il 41enne titolare dell’Economia è stato considerato il favorito per la successione, ma la sua popolarità fra i Tories sembra in declino; la sua politica economica è molto diversa da quella di Johnson e si basa sul calo della pressione fiscale e della spesa pubblica. Figlio di immigrati di origine indiana, ha studiato in una prestigiosa “public school” di Winchester prima di lavorare nella City ed entrare in politica. Jeremy Hunt – Il 55enne ex capo della diplomazia è uscito sconfitto già una volta da Johnson dalla corsa alla guida dei Tories, nel 2019, ma continua a essere considerato una possibile risorsa se l’appartamento al numero 10 rimanesse vacante, in quanto ritenuto un politico leale e affidabile.
Priti Patel – L’attuale ministra degli Interni è una figura polemica, ma le sue vedute decisamente di destra su questioni quali l’immigrazione e l’ordine suscitano la simpatia di non pochi colleghi di partito. Meno simpatie riscuote all’interno del Ministero, dove è stata accusata di aver cercato di intimidire i propri subordinati; paradossalmente la linea dura sull’immigrazione potrebbe finire per danneggiarla poiché si trova al timone del dicastero in un momento in cui l’arrivo dei migranti e dei rifugiati attraverso la Manica è divenuta una questione mediatica.
Sajid David – Attuale ministro della Sanità, nella corsa alla successione a Theresa May era arrivato solo quarto, ma stavolta potrebbe avere migliori possibilità malgrado anche lui appartenga all’ala anti-Brexit. Nei primi mesi del 2020 aveva abbandonato l’esecutivo dopo che Downing Street aveva cercato di imporgli una propria squadra di consulenti, ma nel giugno scorso è rientrato al governo: contro di lui gioca il dicastero che occupa, visto da molti conservatori come responsabile di restrizioni poco popolari fra l’elettorato.
Kwasi Kwarteng – Ministro sottosegretario dal 2018 e autore del libro “Britannia unchained”, manuale per Tories post-thatcheriani pubblicato nel 2012, le sue credenziali liberiste sono quelle giuste per attirarsi la simpatia di alcuni settori fondamentali del partito. Ex alunno del college di Eton – credenziali ultimamente alquanto screditate, dopo le esperienze di Cameron e Johnson – viene considerato estremamente brillante.
Nadhim Zahawi – Attuale ministro dell’Istruzione, deve tuttavia la sua popolarità al periodo trascorso come sottosegretario con la delega alle vaccinazioni, alla guida del progetto probabilmente più di successo dell’era Johnson. Nato a Baghdad da una famiglia curda costretta a lasciare il paese per sfuggire alle persecuzioni del regime di Saddam, è stato alunno di una “public school” londinese e cofondatore della società di sondaggi YouGov. Con un passato nell’industria petrolifera, il 54enne Zahawi viene considerato uno dei deputati più ricchi di Westminster.