Ok nuovo Senato dei 100 non eletti, Renzi: riforme si fanno

Via libera al nuovo Senato dei 100 che non saranno più eletti direttamente dai cittadini. Matteo Renzi è ottimista: la prossima sarà la settimana conclusiva. L’obiettivo sembra davvero essere a portata di mano, con il superamento dei primi due articoli, quelli che sanciscono il superamento del bicameralismo perfetto e l’elezione di secondo grado del nuovo Senato che sarà composto da 95 membri eletti dai consigli regionali e 5 di nomina presidenziale, la riforma ha superato gli ostacoli più grossi.

Il clima era ancora rovente questa mattina quando, dopo gli scontri avvenuti nella notte precedente, il Presidente del Senato Pietro Grasso ha tenuto un atteggiamento molto pià duro nei confronti delle opposizioni di Sel, Lega e M5S. Che difatti a un certo punto hanno deciso di abbandonare i lavori. Grasso ha poi cercato di convincere le opposizioni a ritornare in Aula chiedendo a tutti un contributo per andare avanti ma senza dimenticare di utilizzare ancora il cosiddetto canguro per cassare in un colpo 1300 emendamenti.

Contemporaneamente il governo è sceso in campo per la prima volta da giorni per aprirsi a possibili modifiche sugli strumenti di partecipazione diretta (referendum) e sulla platea per l’elezione del Presidente della Repubblica. Apertura dietro la quale c’è stato anche il contributo dei dissidenti Pd, Vannino Chiti in testa, che hanno ritirato i loro emendamenti. Da quel momento anche Sel ha assunto un atteggiamento più dialogante ma non Lega e M5S che hanno continuato con l’Aventino. Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha infatti incontrato separatamente prima Sel e poi la Lega, mentre ha telefonato a M5S. Disparità di trattamento che ha fatto infuriare i grillini che nel pomeriggio hanno hanno definitivamente abbandonato l’Aula. Per tutto il pomeriggio quindi solo i senatori di Sel hanno continuato a partecipare alle votazioni sugli emendamenti.

Anche il presidente del Consiglio ha voluto oggi affrontare la pratica di persona e ha chiamato a palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza per ragionare sulle modifiche: “Siamo disponibili a dialogare con tutti, partendo però da un presupposto: dobbiamo realizzare le riforme”, ha detto poi. Renzi, in particolare, avrebbe ribadito la disponibilità a ragionare su la platea che elegge il capo dello Stato e il numero di firme per referendum e leggi di iniziativa popolare. Sull’immunità che è l’altra richiesta avanzata dalle opposizioni invece sembra che maggioranza e governo siano pià cauti. I capigruppo, d’altro canto, avrebbero spiegato al premier che ormai la strada è in discesa, visto che “gli emendamenti più pericolosi sono superati”. I relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli aspettano solo l’ok del governo per presentare i loro emendamenti sui punti in questione che però riguardano gli articolo dal 3 al 40. Ecco perchè oggi l’Aula ha concluso l’esame dell’articolo 2 e poi si è presa una ‘pausa’ dalle riforme per occuparsi del decreto carceri che sarà ancora domani all’ordine del giorno.

Il ddl Boschi dovrebbe a questo punto tornare in discussione lunedì, a meno che non venga data la precedenza al decreto PA, che è ritornato dalla Camera proprio oggi. Ma il via libera alla riforma entro l’8 agosto non sembra più così lontano, come spiega Calderoli: “Sta andando tutto secondo i piani” e ormai “non ha importanza se vengono ritirati gli emendamenti” delle opposizioni. (TMNews)

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