Pasta, al Sud se ne consuma di più. Piace secca e liscia

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La pasta è una presenza fissa sulle tavole di tutta Italia, ma al sud se ne mangia di più. Le regioni meridionali mantengono il primato nel consumo di pasta con oltre 378mila tonnellate vendute, il 36% del totale: il doppio rispetto al Nord Est e un terzo in più rispetto a Nord Ovest e Centro. Queste le elaborazioni di Aidepi, l’Associazione delle industrie del Dolce e della Pasta Italiane, su dati Iri, riferiti al 2016. Una ricerca Doxa-Aidepi approfondisce questa fotografia analizzando la qualità percepita della pasta secondo gli italiani residenti al Sud: nel Mezzogiorno tutti o quasi mangiano pasta (oltre il 99%), in media 4-5 volte a settimana. Ma una curiosità svela uno scenario in evoluzione: i veri fan della pasta stanno spostando il baricentro geografico verso il Centro Italia – dove il 45% mangia la pasta tutti i giorni, contro il 32% del Meridione. La ricerca è stata resa nota in occasione di una campagna di comunicazione lanciata da Aidepi per festeggiare i 50 anni della cosiddetta “legge di purezza sulla pasta”, (L. 580 del 1967). Cristiano Laurenza, Segretario dei Pastai Italiani: “E’ una legge molto importante perché fissa i parametri qualitativi minimi che bisogna rispettare per poter produrre una pasta di semola di grano duro. I pastai italiani si pongono ben al di sopra di questi parametri qualitativi.[irp]

Basta pensare che la legge prevede un valore proteico minimo di 10,50% mentre le paste in commercio hanno minimo il 12% se non il 13 o il 14%. Questo significa che la nostra pasta è una pasta di eccellente qualità”. Non solo qualità ma anche varietà. Ogni italiano ha il suo preferito tra gli oltre 300 formati di pasta censiti da Aidepi. Ma poi (geograficamente) l’Italia si divide da sempre in due, come ha sottolineato Giuseppe Di Martino, pastaio di Aidepi e presidente del Consorzio Pasta di Gragnano Igp: “La Sicilia, la Basilicata, la Campania sono i grandi consumatori di pasta. Mangiano soprattutto pasta liscia, utilizzano la pasta anche per minestre di legumi, mentre la pasta asciutta viene consumata più al nord. Sempre più è una pasta rigata”. Liscia o rigata, la qualità della vera pasta italiana è garantita non solo dalle materie prime, ma soprattutto dalla bravura e dalle tradizioni tramandate da generazione in generazione dai pastai. “Il mastro pastaio, che ha le redini dell’azienda per quanto riguarda gli aspetti qualitativi la sua straordinaria capacità di miscelare le migliori materie prime provenienti da tutto il mondo sono – ha dichiarato Laurenza, – l’ingrediente e il segreto principale che consente al nostro prodotto di mantenere il primato mondiale per produzione, capacità produttiva installata, consumi ed export”.[irp]