Patroni Griffi: emergenza non tollera ‘vuoti di potere’

Il presidente: “Non si scarichino incertezze politiche su giudici e Tar”

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La “moltiplicazione degli atti regolativi”, che ha sprigionato una “massa di prescrizioni” dai “contenuti frammentati”, ha sottoposto a una “inedita” tensione l’ordinamento giuridico e lo stesso tessuto politico e istituzionale. I rapporti “problematici” tra Governo e Parlamento, da un lato, e Centro e autonomie territoriali, dall’altro, sono un altro elemento di criticità emerso, come la gestione delle misure di emergenza sanitaria e evidenziando anche falle nella riforma del 2001. Il presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, giurista ed ex gran commis, nella sua Relazione sulla attività della giustizia amministrativa fotografa il 2020, l’anno dell’emergenza sanitaria che ha messo a dura prova tutti. Da conoscitore della macchina amministrativa dello Stato – avendo alle spalle decenni trascorsi ai vertici degli uffici legislativi e alla guida di ministeri chiave (Pubblica amministrazione) e alla presidenza del Consiglio come sottosegretario (premier era Enrico Letta) – Patroni Griffi nella sua relazione indica criticità molto attuali per il Paese ma anche e opportunità che si potrebbero cogliere anche in piena emergenza Covid-19.

“L’assenza di una tempestiva ed effettiva cooperazione tra Stato e Regioni” e “la ritrosia dello Stato nell’esercitare funzioni di sua sicura competenza esclusiva (ad esempio la profilassi internazionale) e nell’azionare il potere sostitutivo ha condotto a frequenti conflitti”. Lo Stato di emergenza – sottolinea Patroni Griffi – che sebbene non ‘tipizzato come un o stato di guerra “è sempre immanente” e “non tollera vuoti di potere” e le incertezze politiche e le inefficienze non possono essere scaricate sulla giustizia amministrativa. L’efficienza del sistema amministrativo – osserva Patroni Griffi – è “uno snodo cruciale della ricostruzione”. Da qui parole indirizzate dritte alla Politica e anche alla Scienza.

“A fronte di tentativi di marginalizzazione, quando non di delegittimazione strisciante, della giurisdizione amministrativa, bisogna essere chiari: l’efficienza della macchina amministrativa, che è tale se agisce nella legalità, non può costituire un alibi per ridurre la garanzia dei diritti e la protezione degli interessi; l’incertezza nelle scelte politiche non può essere `scaricata’ sull’amministrazione e sulla giurisdizione; l’inefficienza della macchina burocratica e l’illegittimo esercizio del potere pubblico non possono essere tollerati nemmeno in situazioni emergenziali e quindi men che mai in una fase di ricostruzione; il delicato equilibrio tra scienza e diritto non può condurre a una sorta di insindacabilità di decisioni scientifiche, comunque assoggettate alla verifica anche delle condizioni poste dalla legge: affinché la discrezionalità tecnica `non trasmodi in arbitrio specialistico’”.

Il giudice amministrativo, quindi, “non è né un’arma che talvolta sento brandire da un’istituzione contro un’altra, né, all’opposto, qualcosa da abolire: è la garanzia del corretto bilanciamento tra diritti individuali e collettivi ed è colui che è chiamato a supplire al fallimento della leale cooperazione tra istituzioni, come è avvenuto per esempio, per la scuola o sta avvenendo per i `colori’ delle Regioni ma si tratta di una supplenza temporanea, perché è solo con la leale collaborazione tra istituzioni che si rinsalda lo spirito di una comunità”. Patroni Griffi ha usato parole rassicuranti sulla `tenuta’ del nostro sistema costituzionale che “ha dimostrato capacità di adattamento, rimanendo fedele alle premesse dello Stato di diritto, senza `snaturarsi’. Nonostante la grave emergenza sanitaria e la proliferazione di atti regolativi in Italia “non sono mai stati superati i limiti dello Stato di diritto e della Costituzione”.