C’è grande attesa al Pd per le decisioni che prenderà M5s ma certo dalle parti del Nazareno non si limitano a stare alla finestra in queste ore. Enrico Letta si muove a tutto campo, il segretario democratico non ha solo incontrato il premier Mario Draghi ieri, i contatti li tiene con tutti i protagonisti di questa quasi-crisi, a cominciare da Giuseppe Conte. Il lavoro di tessitura è continuo, la sponda a Draghi è piena e la speranza, come dice un esponente della segreteria, è che “ora M5s raccolga il capitale politico che Draghi ha messo a disposizione”. Il problema è che un’astensione dei 5 stelle “non potrebbe non avere conseguenze”, aggiunge il dirigente Pd. Fonti del Nazareno spiegano che nell’incontro di ieri tra Letta e Draghi si è fatto il punto sulla complicata fase politica. Letta, raccontano, ha ribadito il massimo impegno del Pd nel sostenere la posizione del presidente e l’azione di Governo, a maggior ragione in un momento in cui c’è stata una svolta attesa da anni per l’avvio di un’agenda sociale.
Per il leader Pd, perdere l’occasione di riscrivere le politiche pubbliche contro il lavoro povero e la precarietà sarebbe un paradosso, incomprensibile ai cittadini. Concetto che Letta ribadirà oggi parlando ai gruppi parlamentari del partito, ponendo l’accento sulla responsabilità e sulla gravità del momento. “Stiamo dimostrando anche in queste ore di essere seri, attenti e consapevoli di quale sia la posta in palio”. Anche questo, dicono al Nazareno, “significa ‘prima il Paese’ per noi: essere all’altezza del momento complicato che stiamo vivendo e mettere prima di tutto i bisogni del Paese, a partire dai più fragili e vulnerabili”. Al netto della prudenza delle parole imposta dal momento, la linea di Letta è chiara: chi rompe si assume una responsabilità davanti al paese, dovrà spiegare ai cittadini perché si è deciso di staccare la spina al governo mentre Draghi avvia il tavolo con i sindacati, annuncia di fatto il salario minimo, interventi per tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori e per attutire il colpo dei rincari energetici.
Un altro dirigente Pd si dice sicuro che alla fine il governo non cadrà, anche se M5s si ostinasse ad astenersi al voto di fiducia al Senato sul Dl aiuti. In quel caso, spiega un parlamentare, la via d’uscita potrebbe essere un nuovo passaggio in Senato, una verifica di maggioranza, questa volta senza più lo scoglio del Dl aiuti e del termovalorizzatore: un sì o un no alla fiducia al governo, e ci si aspetta che a quel punto M5s dia il via libera. Certo, una soluzione rabberciata, ma questa è la situazione. E, come spiega il dirigente Pd, “è chiaro che se salta tutto ora si va a votare”, perché non potrebbe reggere un governo senza M5s. Ma in ogni caso, “si voterà subito dopo la legge di bilancio, perché andare avanti in queste condizioni sarebbe accanimento terapeutico”.