Pd diviso su Renzi, scontro su linea. Pontieri Guerini e Delrio a lavoro
L’obiettivo del fronte anti-renziano consolidare una rete di amministratori
A meno di ventiquattr’ore Il giorno dopo l’assemblea dem e’ ancora scontro sulle parole di Renzi. Martina prende posizione, ritiene sbagliate le critiche a Gentiloni, sottolinea di voler lavorare per “un Pd diverso”. L’ex premier replica che si tratta solo di “politica”, nessun intento polemico, “sono pronto a confrontarmi con tutti, su tutto, dall’Europa e l’immigrazione fino ai vitalizi o ai voucher”. Ed ancora: basta “con le divisioni interne e le lotte fratricide”, “stanno attaccando il Matteo sbagliato”. Di fatto l’avvio della fase congressuale piu’ che sulle proposte da portare avanti resta fermo sulle responsabilita’ della sconfitta del 4 marzo.
Fronte anti-renziano e la rete di amministratori
“Martina avrebbe potuto dire queste cose ieri, perche’ lo ha fatto solo oggi?”, ironizza un renziano, “Si ricordi che lo abbiamo eletto noi”, spiega un altro. Dall’ex presidente del Consiglio prende le distanze anche il sindaco di Milano Sala (“Non e’ la guida giusta, basta con l’uomo solo al comando”) che oggi incontrera’ Franceschini. L’obiettivo del fronte anti-renziano e’ quello di consolidare una rete di amministratori, oltre che nel partito, per far partire un nuovo corso. Con un lavoro di tessitura e l’obiettivo di ragionare non in ottica maggioritaria ma per riallacciare i legami con tutti i corpi del centrosinistra, a partire da Leu per finire con i sindacati e il mondo dell’associazionismo. Un’opera che portera’ avanti il nuovo segretario.
I pontieri Guerini e Delrio
Ma la battaglia e’ gia’ per il congresso: “La verita’ e’ che nessuno vuole essere il candidato di Renzi, tutti quelli che hanno avuto contatti con lui ora lo criticano”, e’ l’osservazione dei ‘big’ che puntano a mettere in minoranza l’area dell’ex premier. “E’ un errore costruire un congresso contro Renzi, bisogna evitare di tornare alla dicotomia Ds-Margherita, la mela si puo’ spaccare”, ribattono i fedelissimi dell’ex segretario dem. Sotto traccia si muovono i pontieri come Guerini e Delrio per evitare strappi. Agli atti c’e’ il gelo tra Renzi e Gentiloni e le stoccate di Calenda che mal ha digerito l’armistizio tra correnti siglato in assemblea. Il Pd e’ “in crisi puberale dal 5 marzo. C’e’ un clima di scontro perenne, cosi’ non si va da nessuna parte. Bisogna rifondare un fronte progressista ampio e articolato”, rilancia l’ex ministro. Mentre le truppe si posizionano (per ora in campo c’e’ soprattutto Zingaretti sul quale convergeranno gli orlandiani, big come Gentiloni e Veltroni, gli unionisti prodiani) il primo banco di scontro sara’ sul dl dignita’. Per i renziani va smontato, vanno alzate le barricate.
Vitalizi, Europa e immigrazione
Ma l’altra posizione interna al partito e’ diversa e non e’ portata avanti solo dai fedelissimi di Emiliano e dell’ex Guardasigilli: va condivisa – questo il ragionamento – la filosofia di fondo per rendere piu’ strutturale i rapporti di lavoro. E’ un sentimento comune che attraversa diverse aree dem: occorre lavorare per modificare il provvedimento caro a M5s, non fare una guerra. Probabile che emergeranno distanze all’interno dei gruppi parlamentari. “Ma i numeri ce li abbiamo noi…”, mettono le mani avanti i renziani. La partita interna si giochera’ anche su altri temi. Ed e’ lo stesso Renzi, nel sottolineare di essere pronto al confronto su altre questioni come i vitalizi, l’Europa e l’immigrazione, a far capire di non essere disposto ad arretrare. Fino alle Europee (l’obiettivo e’ dar vita ad un ‘fronte repubblicano’) in ogni caso l’ex presidente del Consiglio non scoprira’ le proprie carte. “Sara’ quello lo snodo cruciale”, dicono i suoi.[irp]