Pd-Fi, Miccichè rilancia Nazareno ma tra i dem c’è chi guarda area moderata

1

Boschi: “Mi sembra fantapolitica”. Area Lotti-Guerini: “Non facciamo un discorso di ceto politico, il Pd deve parlare al Paese”

maria-elena-boschi

Un nuovo patto del Nazareno “sarebbe la cosa da fare”. A lanciare la proposta, all’indomani del voto siciliano, è stato il coordinatore azzurro in Sicilia Gianfranco Miccichè. A Gela e non solo, ha detto il presidente dell’Assemblea regionale, “il laboratorio è aperto da tempo. C’è una parte del Pd con cui ragioniamo”. Anche se con il Pd regionale “c’è una fase dialogante ma non concludente. Sino ad oggi. Parlano, parlano, ma non si concretizza”. Il passaggio non è sfuggito a Luigi Di Maio, che su Facebook ha subito fatto notare: “In Sicilia, Zingaretti copiando Renzi si è alleato con Berlusconi firmando un altro Nazareno”. Il capo politico del M5s è stato, in qualche modo, il ‘detonatore’ del ritorno di fiamma del patto del Nazareno.

Ieri, lunedì, sulla scia di una intervista con una apertura del capogruppo alla Camera Graziano Delrio, Di Maio aveva invitato i dem a “redimersi” e votare le proposte del M5s. Una uscita che, ancora oggi, ha finito per compattare i dem sul fronte del no ai grillini. “Una possibile alleanza con il M5s è fuori dal novero delle cose possibili”, ha spiegato Ivan Scalfarotto, da sempre in trincea contro il M5s. Sbattuta la porta in faccia a Di Maio, tra i dem c’è però chi non sottovaluta il problema dell’allargamento del consenso del Pd. Sempre Scalfarotto: “Renzi ha preso il 41% cinque anni fa alle europee e poi anche al referendum. Ora io mi chiedo, chi ha votato Pd in quella fase come facciamo a riprenderlo? Non poniamoci il problema se quelle persone stanno al centro o a sinistra, stanno dappertutto”.

La chiave, però, non sembra stare in un bis del patto del Nazareno. A parlarne è anche Maria Elena Boschi in una intervista alla ‘Stampa’, citando sempre il 41% di Renzi: “Non credo ad accordi vecchio stile tra Pd e Forza Italia, mi sembrano fantapolitica. Né credo negli accordi dall’alto dei gruppi dirigenti. La vera scommessa è coinvolgere anche l’elettorato moderato su una piattaforma credibile”. Si tratta di ragionamenti dell’area di ex maggioranza del Pd che, quasi per contrappeso alle spinte verso sinistra (“è finita la grande corsa ai moderati e al centro. Quella è una stagione politica vecchia, che ormai non esiste più”, ha detto oggi Roberto Speranza), si dimostra più sensibile all’area moderata. “Non facciamo un discorso di ceto politico, il Pd deve parlare al Paese. Poi le forze che si aggregheranno dovranno essere maggioritarie, comprendendo il mondo della sinistra come quello dei moderati”, spiega Piero De Luca, deputato dell’area Lotti-Guerini. Dopo le europee, sicuramente i ragionamento sul posizionamento politico dei dem sarà di maggiore attualità. Il voto del 26 aprile potrà dare più di una indicazione. Anche dalle urne per l’Ue si vedrà se, come ha detto Carlo Calenda, “socialisti e moderati stando uniti vincono”.