Il PD “gioca” la mozione di sfiducia, ma in passato è sempre stato un flop

Il PD “gioca” la mozione di sfiducia, ma in passato è sempre stato un flop
Nicola Zingaretti
26 luglio 2019

Il Partito Democratico ha presentato una mozione di sfiducia al ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Diversi, i motivi; nessuna, la probabilità di successo. Dunque, la mozione di sfiducia, continua a essere l’arma politica preferita del PD. E che, in estrema sintesi, significa cercare consensi attaccando l’avversario e non generando e alimentando risorse al proprio interno, connettendosi con un territorio da cui sono sempre più scrollati. Una strategia attuata soprattutto negli ultimi decenni e che, a quanto pare, non ha certo avuto successo dato che ha portato alle dimissioni gli ultimi segretari come Bersani e Renzi con il conseguente crollo dell’elettorato.

Certo, allora nel mirino c’era Silvio Berlusconi. Ora, Matteo Salvini. E così, il nuovo Pd di Nicola Zingaretti, invece di fare tesoro delle esperienze passate, continua la vecchia politica della “pagliuzza e la trave” per racimolare voti. Quindi i 52 parlamentari dem hanno presentato una mozione di sfiducia al senatore Salvini. L’oggetto del contendere è il cosiddetto “Moscopoli”, ovvero presunti fondi russi che sarebbero stati dati alla Lega e che il leader del Carroccio ha sempre smentito, mandando alle ortiche qualsiasi dichiarazione in merito. Viene specificato, sempre nell’atto parlamentare, che “appare particolarmente grave” non aver chiarito se Salvini “sia a conoscenza o meno di possibili ingerenze di potenze straniere nella gestione dei dati e delle informazioni sulla rete…”.

E dire che sulla stessa mozione di sfiducia a Salvini, pochi giorni fa il Pd si era spaccato. Tutto era nato dalla proposta fatta dalla coppia dem, Renzi-Boschi, di sfiduciare proprio il leader leghista. Una mossa che ha fatto saltare in aria lo stesso Zingaretti convinto – come tanti altri nel partito – che l’area che fa capo all’ex premier stesse rivelando il suo interesse a blindare la legislatura ad ogni costo, consentendo il ricompattamento di Lega-M5s. D’altra parte, i renziani sarebbero i primi a essere penalizzati da elezioni anticipate: molti di loro non tornerebbero in parlamento, con le liste fatte da Zingaretti. Non a caso il segretario dem, aveva considerato la mossa di Renzi non un errore, ma una sorta di “fuoco amico” contro il Pd. Quale sarà l’esito della mozione a Salvini, lo sappiamo.

Sarà lo stesso di quella presentata lo scorso marzo, sempre dai dem, contro il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Piace ai dem, la mozione di sfiducia, come testimonia la storia. Gennaio 2011: Pd presenta una mozione di sfiducia all’allora ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, il parlamento l’ha respinta. Stessa musica suonava nel settembre dello stesso anno, “vittima” Francesco Saverio Romano, a capo del dicastero delle politiche agricole. Ennesimo insuccesso dem. Memorabile anche la mozione di sfiducia al governo Berlusconi, sempre targata dem, alla fine del 2010: altro flop per il Pd. Addirittura, Carlo Calenda, alla vigilia delle Europee di quest’anno, voleva presentarne una ad Armando Siri. Peccato, però, che la legge non preveda la mozione di sfiducia nei confronti dei sottosegretari ma solo nei confronti dei ministri. Ma questa è un’altra storia.

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