Elly Schlein
“Congresso straordinario”. È una proposta che pochi, nel Partito Democratico, hanno il coraggio di avanzare. Ma Luigi Zanda, storico co-fondatore del Pd, non ha esitato a metterla nero su bianco, scuotendo il partito con una provocazione che suona come un monito. In un’intervista a La Stampa, l’ex senatore dem affronta senza giri di parole le divisioni interne e l’incertezza strategica del Pd, in un momento storico in cui il mondo sta cambiando pelle.
“Davanti alla straordinarietà della fase storica che stiamo vivendo e dunque al bisogno urgente e assoluto per il Pd di darsi una linea chiara sulla politica internazionale ed europea, l’unico luogo nel quale un dibattito di questo rilievo possa svolgersi in modo franco e trasparente è un congresso straordinario”, afferma Zanda. Una proposta che arriva dopo le tensioni emerse in occasione del Consiglio Europeo, dove il Pd si è spaccato sul piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen. Da un lato, la segretaria Elly Schlein si è schierata contro il piano, mentre una parte della minoranza dem lo ha definito un “passo avanti” verso una difesa comune europea, allineandosi così al gruppo S&D, di cui il Pd fa parte.
Zanda non usa mezzi termini: “Mentre Trump e Putin da soli stanno decidendo la sorte dell’Europa, mentre il mondo cambia radicalmente sotto i nostri occhi, mentre abbiamo la guerra in Europa e nel Mediterraneo, la principale preoccupazione del Pd è stata quella di bocciare la Presidente della Commissione europea. Assumendo una posizione che non coincide con quella del Pse”. Un attacco frontale che rispecchia il malessere di molti riformisti interni, che chiedono a Schlein un maggiore sostegno al piano di riarmo europeo.
Ma il nodo ReArm non è l’unico che tiene in scacco la segretaria. Il partito è stato scosso dall’addio di Annamaria Furlan, passata a Italia Viva. La senatrice ha motivato il suo gesto con le divergenze su temi cruciali, come il lavoro. Furlan è stata protagonista di un acceso dibattito interno alla vigilia del voto alla Camera sulla proposta di legge presentata dalla Cisl, che prevede la partecipazione dei lavoratori alla governance delle aziende. Insieme a un gruppo di parlamentari della minoranza (ma non solo), Furlan ha cercato di evitare che il partito bocciasse del tutto la proposta, per non chiudere i ponti con la Cisl.
Il Pd è a un bivio. Le parole di Zanda suonano come un campanello d’allarme: senza un confronto franco e trasparente, il rischio è quello di restare intrappolati in una spirale di divisioni e indecisioni. Ma c’è davvero la volontà di aprire un nuovo capitolo, o il partito preferirà continuare a navigare a vista, mentre il mondo intorno cambia a ritmi frenetici? La palla, ora, è nel campo della segretaria Schlein e della sua maggioranza.