Senza “ultimatum”, per carità, ma adesso Nicola Zingaretti detta le sue condizioni. Il leader democratico sente di essere il vero vincitore di questa tornata elettorale, quel Pd uscito “primo partito, dove si è votato” gli consente di sedersi al tavolo – sia di maggioranza che di partito – nella posizione di chi può dire agli altri cosa bisogna fare adesso. Zingaretti convoca una conferenza stampa, il tono è quello solito, pacato, ma i messaggi che arrivano suonano abbastanza perentori: ci vuole un “salto di qualità”, non basta più essere alleati-avversari, chi governa il paese deve saper offrire una “visione comune di futuro” e fare gioco “di squadra”, anche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica nel 2022.
L’orizzonte, ormai è chiaro, è quello della fine legislatura, il voto allontana probabilmente una volta per tutte – ammesso che siano mai state davvero in campo – le ipotesi di elezioni anticipate e a questo punto il leader Pd non accetta più la parte di chi scende a compromessi mentre gli alleati piantano bandierine. Prima di mettere giù le sue richieste, Zingaretti ricorda a tutti i risultati: “Il Pd torna ad essere il primo partito politico, dove si è votato, con il 19,8%. Seconda forza politica è la Lega. Risultato molto, molto interessante”. Di certo è interessante per il Pd, che adesso vuole dettare l’agenda. E’ ora di fare sul serio, dice il segretario democratico, perché i numeri dicono che mettendo in campo un’alleanza vera, politica, si può battere la destra: “Se si sommano le percentuali, le forze dell’attuale maggioranza di governo sono al 48,7%, il centrodestra è al 46,5%. Questo conferma che le forze parlamentari che sostengono il governo Conte rappresentano la maggioranza degli elettori”.
Questo significa che M5s deve abbandonare la linea del piede in due staffe seguita fin qui, alleati col Pd a Roma e avversari in tutto il resto del Paese. “Noi vorremmo fare un salto di qualità, più squadra, più identità, più visione comune di chi vuole governare l’Italia fino a fine mandato e addirittura affrontare insieme l’elezione del presidente della Repubblica. E’ tempo di fare un salto in avanti e di rafforzare una visione comune, per indicare al Paese una via sicura per rimettersi in piedi”. Quindi, i “consigli” a Giuseppe Conte. Zingaretti rassicura il presidente del Consiglio, ma al tempo stesso ribadisce che il sostegno del Pd non è incondizionato: “Penso di sì – risponde a chi gli chiede il governo sia più solido – penso che il governo, il presidente del Consiglio… Sicuramente la compagine di governo esce rafforzati. Ma abbiamo fatto questa conferenza stampa proprio per dire – a noi stessi innanzitutto – che ora non bisogna sedersi”. Insomma, “ora serve “grande umiltà per fare un salto di qualità nel fare le cose. Guai se ora ci fosse un rallentamento della tensione sulla necessità di fare. Se dovessi chiamare questa alleanza in questo momento la chiamerei l’alleanza del fare. I soldi ce li abbiamo”.
Non è un problema di rimpasto, assicura il leader democratico, anche se un ritocco della compagne di governo non viene escluso, ma lasciato alla “responsabilità” del premier. “La squadra non è compito nostro, è una valutazione che spetta soprattutto al presidente del Consiglio che per noi ha tutta la responsabilità e la libertà di fare queste scelte”. Il punto è che “sosterremo questo governo fino a quando farà le cose. Per noi ora è importante non essere pigri, mantenere gli impegni”. Gli impegni sono un elenco preciso, Zingaretti non si limita ad un richiamo generico: chiede – soprattutto a M5s e Iv – “un patto per le riforme”, a cominciare da legge elettorale e superamento del bicameralismo. Il leader Pd sa bene che una bella fetta dei suoi elettori ha votato no al referendum e non a caso spiega che anche chi è stato contrario al taglio dei parlamentari “si sente a casa” nel Pd. Poi, a Conte, ricorda che ora bisogna andare avanti con “l’agenda di governo”, a cominciare da alcune questioni rimaste in sospeso come la modifica dei `decreti-sicurezza’ di Salvini e il Mes. Due dossier fin qui frenati da M5s e che ora vanno chiusi, secondo Zingaretti: i decreti sicurezza possono essere approvati già “al primo consiglio dei minsitri utile”, afferma. E per quanto riguarda il Mes, “chiediamo che il ministro Speranza presenti un piano per la nuova sanità”, che deve diventare “la migliore del mondo”, ovviamente utilizzando i soldi del Mes. Il leader Pd non intende sprecare il capitale accumulato con il voto su referendum e regionali, adesso è il momento di incassare.