Pd insiste su “ius soli” ma Ap frena. Numeri a rischio al Senato

Renzi non cede di un millimetro ma la fiducia sulla norma potrebbe rilevarsi un boomerang

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E’ una “priorita’” per il Pd, “un dovere”. Matteo Renzi non cede di un millimetro e difende il provvedimento sullo ius soli. Ma al Senato potrebbero mancare i voti, e la fiducia rischierebbe di trasformarsi in un boomerang, con Ap che non esclude di sfilarsi. E’ infatti teso il clima interno alla maggioranza, con un duro botta e risposta tra il presidente dem Matteo Orfini e il ministro Enrico Costa. Tanto che sia il governo che lo stesso partito di largo del Nazareno preferiscono rinviare la partita. E in Aula se ne riparlera’ non prima della prossima settimana. Del resto, viene fatto osservare, ci sono alcuni decreti, come quello sui vaccini, che hanno la precedenza. L’alto numero di emendamenti presentati, soprattutto dalla Lega, i mal di pancia all’interno di Alternativa popolare e alcune perplessita’ che si registrano dentro lo stesso Pd hanno fatto si’ che il provvedimento sulla cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia, lo ius soli temperato, venga messo per qualche giorno in stand by. Ad ammetterlo e’ lo stesso Pd, che con il capogruppo al Senato, Luigi Zanda, spiega: l’approvazione “rimane una precedenza assoluta, come mi hanno confermato nelle ultime ore sia il presidente del Consiglio Gentiloni sia il segretario Renzi”, ma “bisogna prima convertire il decreto sui vaccini poi, anche per colpa del voto favorevole sulla modifica del calendario da parte dei 5 stelle, non potremo riprendere la discussione ma dovremo occuparci prima del comune di Sappada”.[irp]

“Si’ allo ius soli, e’ un dovere”, ribadisce Matteo Renzi ai microfoni di Radio Capital. Detto questo, per gestire il problema dell’immigrazione, Renzi rilancia il “numero chiuso e aiutiamoli davvero a casa loro”. Le fibrillazioni, pero’, si spostano all’interno della maggioranza, con Ap che chiede un “supplemento di riflessione”. Anzi, il partito di Alfano si spinge oltre e chiede al Pd “rispetto”. “E’ essenziale un supplemento di riflessione sullo ius soli. Tale convinzione si fonda su principi costituzionali e non merita di essere svilita”, avverte il ministro Enrico Costa. Modificare la composizione della comunita’ nazionale e’ decisione che va ponderata e non precipitata. E si tratta di materia che non puo’ essere agitata come bandierina per segnare posizioni ideologiche. Rispettiamo chi la pensa diversamente, ma pretendiamo analogo rispetto”, conclude l’esponente di Ap. “Ricordo al ministro che il testo e’ stato approvato alla Camera 637 giorni fa, con il voto favorevole della maggioranza di governo, compresa la parte da cui proviene Costa”, e’ la netta replica di Matteo Orfini, che insiste: “Direi che 637 giorni di riflessione possono essere sufficienti per decidere di riconoscere un diritto negato. E che in nessuna parte del mondo si potrebbe definire “precipitata” una decisione presa con questa lentezza. E’ tutto abbastanza semplice: dobbiamo solo essere conseguenti a un impegno assunto insieme”.[irp]

Ma Ap non cede: “se il Pd ritiene che questo provvedimento sia piu’ urgente del decreto sulle banche, del decreto sui vaccini, del ddl sulla concorrenza, del decreto sul Sud, della legge Europea, del nuovo codice antimafia, tutti provvedimenti ora all’attenzione del Parlamento”, sostiene Maurizio Lupi, “non scarichi questa sua legittima volonta’ politica sul governo e sulla maggioranza, affronti la discussione senza fiducia”. Mdp condivide la battaglia dei dem, e la capogruppo al Senato, Cecilia Guerra afferma: “Su questo tema non sono accettabili tentennamenti o passi indietro”. Ma i voti dei bersaniani non sarebbero comunque sufficienti a far passare il provvedimento se Ap davvero si sfilasse. Non solo. Se si dovesse optare per la fiducia, potrebbe essere a rischio la tenuta stessa del governo. Insomma, inutile forzare la mano adesso, e’ la linea dei dem. La dead line resta il mese di luglio: “Il Pd vuole approvare lo ius soli entro la fine di luglio”, spiega il renziano Andrea Marcucci, ma al momento perde quota – confermano fonti dem – l’ipotesi fiducia. E se la situazione dovesse restare tale, con l’ostruzionismo e la battaglia gia’ annunciata dalla Lega e dalle altre forze di centrodestra, con il sostegno dei 5 Stelle, per il Pd potrebbe profilarsi un percorso alquanto accidentato e pieno di rischi.[irp]