Il Pd molla Forza Italia e va con M5s: tutta colpa di Brunetta

Il Pd cambia schema sulla Consulta: naufraga il tentativo di intesa con una Forza Italia sempre più lacerata e si prova l’accordo con centristi e MoVimento Cinque Stelle. Via dunque il candidato degli azzurri, Francesco Paolo Sisto, al suo posto Giulio Prosperetti, espressione dell’area di centro della maggioranza. Una scelta motivata dall’impossibilità di sbloccare la situazione, e che oggi viene addebitata da fonti Democratiche al violento scontro in aula tra Matteo renzi e il capogruppo Fi Renato Brunetta. Ma la decisione potrebbe non essere solo ‘umorale’: altre fonti democratiche sottolineano infatti come rendere noto che la decisione sia “colpa” di Brunetta è funzionale ad ottenere il sostengno dei parlamentari azzurri da tempo insofferenti verso il capogruppo di Montecitorio. Un malessere che cova da mesi, e che finora si è sempre riusciti a controllare. Come ad esempio due settimane fa, quando era partita la raccolta di firme tra i deputati azzurri per rimuovere Brunetta dal suo incarico. Iniziativa poi rientrata. Senza dimenticare le acclarate e ripetute divergenze di linea politica (ad esempio sulle riforme) tra Brunetta e i senatori Fi, in testa il capogruppo a palazzo Madama Paolo Romani.

Insomma, indicare Brunetta come il responsabile della rottura è funzionale al tentativo di riuscire ad eleggere in un colpo solo tutti i tre giudici mancanti. Anche nel Pd c’è la consapevolezza infatti che “intanto proviamo a portare a casa Barbera e Modugno: se poi reggesse anche Prosperetti, tanto meglio”. E il sostegno di una parte degli azzurri sulla nuova terna potrebbe garantire almeno l’elezione di Barbera e Modugno anche in caso di divisioni nei centristi o di opposizione dei Cinque Stelle a Prosperetti. Pd e Cinque Stelle possono infatti contare su 540 voti: ne servono almeno altri 31 (e di più se si calcolano le assenze fisiologiche) per raggiungere quota 571. Dal Pd assicurano comunque che per parte loro terranno fede all’intesa coi centristi, anche se riuscisse l’elezione dei soli Barbera e Modugno: “Per noi il terzo giudice, anche se dovesse arrivare in un secondo tempo, spetta ai centristi”. Ma intanto l’elezione di due giudici metterebbe la Consulta in sicurezza: attualmente i 12 giudici in carica sono appena sufficienti a garantire il funzionamento della Corte.

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