Il Pd teme un effetto Trump sul referendum del 4 dicembre. In Transatlantico alla Camera i possibili riflessi del voto Usa sulla consultazione del 4 dicembre destano preoccupazione tra i Dem. Le interpretazioni, però, non sono univoche. “L’elezione di Trump ha creato dei timori a livello mondiale e questo potrebbe far propendere per il mantenimento dello status quo e quindi avvantaggiare il No”, riflette un dirigente del Pd. Allo stesso modo, secondo un deputato renziano, “l’elezione di Trump potrebbe fare da stimolo alle forze populiste spostando consensi a favore del No”.
E’ quello che pensa anche Pierluigi Bersani, che ricorre a una delle sue ormai celebre metafore: “La mucca nel corridoio sta bussando alla porta”. E quindi serve “una sinistra larga” per fronteggiare una nuova destra, “protezionismi e pensieri aggressivi”. C’è anche, però, chi è più ottimista e vede invece nella vittoria del magnate americano un possibile “aiuto” al fronte del Sì. “Le possibili conseguenze della sconfitta del Sì, con un periodo di instabilità governativa e il rafforzamento delle forze populiste, potrebbero convincere l’elettorato moderato ad andare a votare a favore della riforma”, argomenta un altro parlamentare di fede renziana. Renzi, parlando con i giornalisti, ostenta serenità, mostrando di non vedere un possibile influsso del voto americano sul referendum. “Ma davvero vi state chiedendo questo?”, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano la sua opinione. Però, fa notare un esponente Pd, Renzi sa che, in questo finale di campagna deve giocare la carta della possibile avanzata delle forze populiste in caso di vittoria del No. Il premier, una buona notizia, almeno scaramanticamente, però, dal caso americano la trova: “A tutti quelli che credono nei sondaggi ultimamente non è che va benissimo”, ha detto. Un buon auspicio, dal suo punto di vista, per il Sì, che al momento è indietro nelle rilevazioni.