Il Pd salva i Cinquestelle, nessun obbligo di statuto per partecipare alle elezioni

NEL MIRINO LE  FONDAZIONI Dopo mesi di lavoro e 18 diverse proposte di legge presentate in commissione Affari costituzionali, la riforma dei partiti entra nel vivo

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Il Pd ‘salva’ il Movimento 5 Stelle e cancella l’obbligo di dotarsi di uno statuto per poter partecipare alle elezioni. Ma i grillini non si lasciano tentare e, per il momento, restano fortemente critici sulla riforma dei partiti targata dem. Certo, i pentastellati si riservano di studiare il testo base, depositato ieri dal relatore Matteo Richetti (Pd), ma gia’ dalle prime reazioni appare difficile una convergenza Pd-M5S su una stessa normativa. Dopo mesi di lavoro e ben 18 diverse proposte di legge presentate in commissione Affari costituzionali della Camera, la riforma dei partiti entra nel vivo. E lo fa con importanti novita’, sia rispetto ai testi precedenti che alla normativa vigente, entrata in vigore con la riforma del governo Letta sul finanziamento pubblico. Il testo base di Richetti prevede si’ delle norme ‘punitive’, ma con delle ‘attenuanti’. Ovvero, i partiti potranno presentare le liste alle elezioni se avranno uno statuto, ma questo non sara’ un requisito dirimente. In alternativa, sara’ possibile presentare una “dichiarazione di trasparenza”.

Inoltre, il testo base prevede che vengano ‘ricusate’ quelle liste che non avranno depositato il relativo programma elettorale. Tramonta, quindi, la linea piu’ dura del vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, che vietava la partecipazione alle urne per quei partiti che non fossero iscritti all’albo, e quindi per quei partiti che non fossero in possesso di uno statuto, privi di personalita’ giuridica. Se fosse passata la linea Guerini, il Movimento 5 Stelle – contrario a strutturarsi come partito e a dotarsi di uno statuto – non si sarebbe potuto presentare alle elezioni. Inoltre, il testo base prevede norme stringenti sulla trasparenza, compreso l’aspetto finanziario. Nella “dichiarazione di trasparenza” devono essere indicati il “legale rappresentante del partito o del gruppo politico organizzato e la sede legale nel territorio dello Stato; gli organi del partito o del gruppo politico organizzato, la loro composizione nonche’ le relative attribuzioni; le modalita’ di selezione dei candidati per la presentazione delle liste”, ma senza alcun obbligo riguardo alle modalita’ scelte (non viene fatto nel testo alcun riferimento alle primarie).

La legge prevede anche l’obbligo di pubblicita’ per “le erogazioni di finanziamenti, contributi e servizi di importo superiore ad euro 5.000 percepite nel corso di ciascun anno”. Pubblicita’ che non vale in caso di “finanziamenti direttamente concessi da istituti di credito o da aziende bancarie, alle condizioni fissate dagli accordi interbancari”. Inoltre per la pubblicita’ delle erogazioni di importo compreso tra 5mila e 15mila euro serve il consenso del soggetto erogante. Consenso che viene meno per gli importi superiori ai 15mila euro: in questo caso la pubblicita’ scatta automaticamente. Infine, sono previste anche delle sanzioni, che ad esempio possono arrivare fino a 200mila euro per quei partiti che non presenteranno annualmente il rendiconto e i relativi allegati. Il relatore Richetti spiega: “Trasparenza e partecipazione sono le chiavi per restituire credibilita’ ai partiti. Il testo garantisce il pieno accesso degli aderenti a informazioni e albo degli iscritti e la trasparenza su procedure, decisioni e finanziamenti”. Il parlamentare Pd, insomma, rivendica: il provvedimento “toglie opacita’ e porta tutto in superficie. E’ una legge che da’ garanzie ai cittadini, non ai partiti”.

Nel Pd si punta a raggiungere una larga convergenza sul testo, a partire dai 5 Stelle. Per Giuseppe Lauricella i grillini “ora non potranno dire di no alla legge. Abbiamo tenuto conto di cio’ che e’ emerso durante il dibattito in commissione”. Ma i pentastellati non aprono spiragli: “Hanno tolto la norma anti M5S perche’ incostituzionale, era un’abnormita’ incostituzionale. Almeno questo lo davamo per scontato perche’ neppure gli esperti costituzionalisti chiamati dal Pd avevano dichiarato fosse incostituzionale”, afferma a caldo Danilo Toninelli, che non nasconde perplessita’: “da quel che abbiamo visto non si parla di trasparenza dei soldi ai partiti e non si fa mai menzione di fondazioni. Significa che la fondazione di Renzi come tutte le altre possono prendere soldi da chiunque e tutto all’insaputa dei cittadini. In sintesi, c’e’ totale oscurita’. E poi, non hanno recepito nessuna delle istanze M5S”. Proprio in tema di fondazioni, i grillini garantiscono: quando il Movimento 5 Stelle diventera’ fondazione “noi saremo trasparenti, diremo chi ci da’ i soldi e non accetteremo quantita’ ingenti di soldi. Vogliamo che tutti possano partecipare anche con 5 o 2 euro al finanziamento”.