Pd, è scontro su tutto. Anche sul Def: minoranza, va fermato. Renzi, coperture ci sono

TORMENTI DEMOCRATICI La vera partita è sul “combinato disposto” Italicum-riforma del Senato, che per il premier si sta trasformando in un pantano

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commissionebilanciosenatoFermare il Documento di economia e finanzia fino a quando non sara’ stata fatta chiarezza sui numeri. La presa di posizione della minoranza dem arriva ieri, in serata, dopo una giornata di polemiche attorno alla nota di aggiornamento al Def presentata dal governo e su cui si era gia’ espresso l’Ufficio parlamentare di bilancio. Definendola “ottimistica” per quell’un per cento di crescita del PIl che essa prevedeva nel 2017. “Senza la validazione della nota di aggiornamento al Def da parte dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio non si possono realisticamente esprimere i pareri obbligatori delle Commissioni parlamentari” scrive in una nota il senatore della minoranza dem, Federico Fornaro, della Commissione Finanze del Senato. In mattinata era stato il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (foto home), a chiedere al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, di prendere tutto il tempo necessario per trasmettere i dati sulle misure e sui risultati attesi alle Camere. Boccia, deputato Pd, ha inoltre ravvisato come, al momento, ci si trovi di fronte a una violazione della riforma del Bilancio, “approvata con oltre l’80% dei voti parlamentari di maggioranza e opposizione”. Se si fosse rispettata la norma, le Commissioni avrebbero potuto trasmettere le loro valutazioni all’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) e “forse non ci troveremmo in questa situazione”, ha aggiunto. La risposta del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non si e’ fatta attendere: “Puntuali come le occupazioni studentesche, sono arrivate le polemiche sui numeri”.

Poi, ha sottolineato come, fino ad oggi, “tutti gli impegni fiscali presi” dal governo siano stati onorati: “Ottanta euro, Imu, tasse agricole, il super ammortamento, tutto quello che avevamo promesso dal punto di vista fiscale lo abbiamo fatto. L’economia va un po’ meglio, ma ancora non va bene. La macchina ha ancora il freno a mano tirato”. Poi il messaggio alla minoranza del suo partito: “L’ultimo anno siamo stati piu’ prudenti della realta’, perche’ alla fine i dati sono andati meglio di come li avevamo preventivati. Sono previsioni: vedremo fra un anno chi sbaglia”, ha avvertito ricordando i dati Istat che, alcuni giorni fa, hanno fatto registrare una crescita migliore delle stime per il 2014. “Detto questo, stiamo parlando di decimali di differenza”, ha sottolineato ancora, “e tutte le volte e’ la stessa solfa. Riusciranno ad avere le coperture e a fare cio’ che avevano promesso? Per il momento, le coperture, le abbiamo sempre trovate”. Tuttavia, il Def e le polemiche di cui e’ oggetto non sono l’unico tavolo di confronto tra Renzi e la minoranza del suo partito. Alla Camera, ieri, si e’ molto parlato anche delle eventuali modifiche da apportare alla legge elettorale, condizione necessaria per portare la sinistra dem nel campo del Si’. Il vice segretario Lorenzo Guerini ha rimarcato, ancora una volta, che il Pd e’ aperto alla discussione, purche’ si mantengano i ‘pilastri’ della governabilita’ e della rappresentanza contenuti nella legge cosi’ come e’ oggi. “I cittadini devono potere scegliere non solo chi li rappresenta, ma anche chi li governa”.

Ma proprio contro “il governo eletto direttamente” si scaglia la minoranza dem che chiede la cancellazione del doppio turno e un premio alla coalizione o alla lista piu’ basso. “La proposta del Mattarellum 2.0”, spiega un esponente di primo piano della minoranza Pd, “non e’ chiusa, ma vuole essere un punto di partenza. Quello su cui ci concentriamo e’ che la legge elettorale non deve prevedere l’elezione diretta del governo. Per fare questo occorre che venga tolto il ballottaggio e che non ci sia un premio di maggioranza cosi’ corposo”. Fatte queste modifiche, per la minoranza dem, ci potrebbe essere anche il sostegno al Si’ al referendum: “La riforma, per come e’ stata pensata, ribadisce l’assetto parlamentare mentre la legge elettorale va in direzione opposta, verso un assetto presidenzialista”. Per il momento, pero’, ne’ la minoranza Pd ne’ il governo sembrano intenzionati a fare la prima mossa: “Per noi tocca al governo”, ripete la sinistra del partito: “Hanno approvato l’Italicum a colpi di maggioranza e adesso non ci vengano a raccontare che il governo non si muove perche’ e’ un tema che riguarda il Parlamento”. Matteo Renzi, pero’, ha gia’ fatto sapere di aspettare delle proposte e su quale il Pd, non il governo, discutera’ “dentro e fuori il partito, con tutte le forze parlamentari”.