Pd si sente “oscurato” e si scaglia contro giornalisti “schierati”. Pronto il ricorso all’Agcom

REFERENDUM Nel mirino Marco Travaglio che replica con ironia: “E’ cosa buona e giusta che Renzi parli da solo in tutte le reti e in tutti i tg”

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Scoppia la polemica sui giornalisti ‘schierati’ sul referendum. Pd e il comitato ‘Basta un si’, secondo quanto si apprende, avvalendosi di un pool di avvocati, stanno per presentare un ricorso all’Agcom per violazione della par condicio. La tesi: i giornalisti che si sono manifestatamente esposti per il no devono essere ‘conteggiati’ sui tempi riservati agli spazi tv concessi ai due ‘schieramenti’ sulla consultazione. Nel mirino c’e’ soprattutto Marco Travaglio, ma nel Pd viene fatto anche il nome di Andrea Scanzi. “Una norma gia’ c’e’: i vertici dell’Autorita’ per la garanzia nelle comunicazioni mi hanno assicurato che tutti coloro che esprimono una propria posizione vengono considerati secondo questa direttiva”, osserva Enrico Mentana. “Porro’ il problema in Commissione vigilanza – premette il dem Anzaldi – per capire se c’e’ una violazione della legge e se, per esempio, Travaglio ha finito il suo tempo a disposizione. Il comitato del no lo sa che la posizione contro la riforma viene rappresentata da lui? Zagrebelsky lo sa? E D’Alema e’ disponibile a lasciare la tribuna sempre a Travaglio? La verita’ e’ che questa legge e’ finita nel cassetto…”. Il comitato per il si’ che ha raccolto le 500mila firme procede ai sorteggi per gli spazi di tribuna elettorale. “E i comitati per il no che sono tre che cosa fanno?”, si chiede l’esponente dem.

Il direttore del ‘Fatto Quotidiano’ non si scompone e usa l’arma dell’ironia: “Sono favorevolissimo – premette -. E’ cosa buona e giusta che il presidente del Consiglio parli da solo in tutte le reti e in tutti i tg di Rai, Mediaset e Sky, con uno stuolo di impiegati con la lingua ai suoi piedi. Come – aggiunge Travaglio – peraltro gia’ avviene nei nove decimi della carta stampata. Io anzi – continua – lo renderei obbligatorio. Cosi’ magari finalmente la gente si sveglia e capisce qual e’ la democrazia che il premier ha in mente”. Clemente Mimun, direttore del tg5, si schiera al suo fianco: “Lo difendo, ma non e’ una questione legata alla sua presenza. Penso che ognuno debba comunicare come vuole, e’ giusto che anche Renzi inondi le trasmissioni con i suoi interventi. La verita’ e’ che la legge sulla par condicio e’ una follia, ci sono mille modi di aggirarla, e’ umiliante per tutta la categoria”. Il dibattito sulla par condicio si riaffaccia ad ogni elezione importante. “Siamo diventati dei maniaci dei secondi, dei minuti. Rendiamoci conto che il nostro popolo e’ maturo”, continua Mimun. “Negli Stati Uniti si fanno gli endorsment, continui sondaggi. Ci si comporta come vuole. La par condicio e’ un po’ come quel vecchio adagio: si applica con gli amici, la si interpreta per i nemici”.

Una posizione netta la sua: “Allora che facciamo ci mettiamo a conteggiare anche i cantanti e i calciatori? A Benigni a cui ieri hanno ritirato la patente, se diamo la notizia si fa propaganda? E’ assurdo. Ora basta che si dica un si’ e un no e si viene schedati…”. “Niente censura, e’ questione di giustizia”, osserva Anzaldi, “ci sono giornalisti che non fanno i giornalisti, ma rappresentano il comitato per il no. Uno degli esempi e’ quello di Travaglio che si e’ apertamente schierato”. Libero di farlo, “ma il suo tempo deve essere ‘conteggiato’ a norma di par condicio”, e’ il ragionamento. E qui – si sottolinea ancora – “c’e’ qualcosa di illegale: Lui prende anche i soldi per metterci la faccia”. Lo stesso discorso vale, puntualizza Anzaldi, anche per quei giornalisti che si schierano per il si’. “Sono i direttori che devono vigilare, la legge dice che durante le trasmissioni politiche o di approfondimento sono i direttori di Tg a dover rispondere di eventuali violazioni”. “Dopo l’approvazione della delibera in vigilanza c’e’ piu’ equilibrio”, si limita ad osservare Roberto Fico, presidente della Commissione di vigilanza Rai. Per quanto riguarda le tv ‘commerciali’ e’ l’Agcom in ogni caso a dover svolgere una funzione di garanzia. “Sta alle agenzie predisposte al monitoraggio delle opinioni non politiche di chi in questo caso si schiera per il si’ o per il no garantire che ci sia un perfetto equilibrio”, sottolinea la direttrice del tg2 Ida Colucci. Anche il dem Verducci ricorda che “non devono esserci zone d’ombra. Il tempo va conteggiato a tutti gli effetti per chiunque si schieri”. “C’e’ da restare senza parole – obietta il bersaniano Fornaro -, basta accendere il televisore per farsi un’idea…”.