La linea l’aveva già indicata Matteo Renzi qualche giorno fa: le riforme Lega-M5s così come sono non vanno, le presentano come un taglio dei parlamentari ma il vero obiettivo è il Parlamento, non ha niente a che fare con quello che avevamo proposto noi. Una posizione che è riemersa durante la riunione del gruppo al Senato, sostenuta innanzitutto dal presidente Andrea Marcucci. Il Pd, come condizione per un possibile sì, mette sul tavolo una serie di emendamenti, alcuni dei quali chiedono di differenziare le funzioni delle Camere. Se la maggioranza dirà no, probabilmente l’assemblea dei senatori deciderà di votare no al progetto di riforme Lega-M5s.
Una mossa che inverte la rotta, dopo il tentativo di dialogo avviato alla Camera, e che ha provocato subito la reazione del ministro Riccardo Fraccaro: “Se le forze politiche, come il Pd, sono contrarie alla riduzione del numero di deputati e senatori lo dicano apertamente senza creare inutili diversivi. Il superamento del bicameralismo è stato già bocciato dai cittadini tramite referendum, l’obiettivo è tagliare il numero dei parlamentari per rendere le Camere più efficienti”. Replica Marcucci: “Si chiama disegno di legge di riduzione del numero dei parlamentari. Lo chiamano taglio delle poltrone ma di fatto è l’inzio del taglio della democrazia rappresentativa. Lo ispira Casaleggio che vuole superare il Parlamento”.
Aggiunge poi Dario Parrini, altro senatore Pd di area renziana: “Fraccaro, basta imbrogli: se sul numero dei parlamentari vuoi una riforma vera, accogli i nostri emendamenti invece di definirli dei diversivi. Se invece li rifiuti, sarà chiaro che non vuoi una riforma ma solo uno spot. Signor ministro, vedremo se avrai paura di avere coraggio”. La mossa, però, preoccupa lo stesso Pd. Già in queste ore, nelle chiacchierate di palazzo, c’era chi si chiedeva: “Ma che facciamo se poi le riforme vengono approvate senza i due terzi? A quel punto ci toccherebbe chiedere il referendum… Andremmo a fare un referendum contro il taglio dei parlamentari!”. Posizione impopolare, di sicuro, e certo non sarebbe facile spiegare agli elettori che il taglio dei parlamentari che propose Renzi era tutt’altra cosa perché, contemporaneamente, si superava il bicameralismo.