Nicola Zingaretti fa appello al Partito Democratico e ripete per tre volte la parola chiave del suo mandato da segertario: unita’, unita’, unita’. Lo fa pensando innanzitutto a Matteo Renzi al quale invia un messaggio dedicato: “Sei una risorsa, non permettere che tornino quelli che hanno vinto il 4 marzo”. Non che le distanze tra i due siano annullate, Zingaretti lo sa bene e non stenta ad ammetterlo: “Differenze tra me e Renzi? C’e’ innanzitutto un elemento di cultura politica: io ho una tendenza politica e culturale a privilegiare quello che unisce tra le differenze. Lui, nelle differenze tende a privilegiare quello che divide. Non so cosa e’ meglio, ma la sostanza e’ questa”. Quindi, “per favore, da oggi in poi: unita’, unita’, unita’ nel campo del centrosinistra che e’ innanzitutto il Pd. Potremmo fare il migliore dei programmi possibili, ma senza unita’ non saremo mai credibili”.
Un appello che Renzi sembra non cogliere: da Santomato, dove parla praticamente in contemporanea al segretario, l’ex premier rimarca che “perfino ieri qualche altissimo dirigente del Pd ha fatto una intervista per pigliarsela con me”, un riferimento al tesoriere Luigi Zanda. “Di fronte allo sfascio la si vuole abbozzare di continuare ad attaccare il Matteo sbagliato? Perche’ fa ridere i polli”, aggiunge Renzi. “Ho vinto due volte le primarie e per due volte ho dovuto dimettermi per problemi interni”, ricorda inoltre Renzi che sembra farsi minaccioso quando dice: “Dal 18 al 20 ottobre alla Leopolda si tirano le somme su tutto, perche’ non e’ possibile continuare a fare polemiche interne”. Parole che lasciano immaginare uno ‘strappo’ dal partito. Rimarra’ da vedere se a quelle date, come sottolinea lo stesso Renzi, si sara’ in piena campagna elettorale. Zingaretti sembra non aspettare altro.
“Sta finendo un incubo, per fortuna. Si vada alle Camere e e poi si aprano le urne per dare la parola agli italiani”. E pazienza se bisognera’ rinunciare al taglio dei parlamentari. Su questo, Zingaretti non vuole abboccare a quello che considera un ‘bluff’ di Di Maio e compagnia. Il capo del M5s paventa che, se cadesse il governo, sfumerebbe la possibilita’ di votare la riforma del numero dei parlamentari. “Dico a Di Maio”, risponde Zingaretti: “non ricominciate con i trucchetti per rimanere incollati alla poltrona. Se non c’e’ un governo, bisogna ridare la parola agli italiani subito”.