Chi gioca col fuoco si dà fuoco: non si può essere per la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan senza essere a favore della riunificazione alla Cina. Lo ha affermato oggi nella quotidiana conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, rispondendo a una domanda sul summit G7 che si apre domani a Hiroshima e che ha tra i suoi temi prioritari proprio la questione dell’isola che Pechino considera una provincia ribelle.
Wang Wenbin ha puntato il dito contro il Partito democratico progressista della presidente taiwanese Tsai Ing-wen, che è la “vera minaccia alla pace e alla stabilità nello lo Stretto di Taiwan” perché si rifiuterebbe di riconoscere il principio dell'”Unica Cina” e promuoverebbe “ostinatamente le attività separatiste per l’indipendenza di Taiwan'”, cercando di “cambiare lo status quo”. Quest’ultima formula richiama l’ammonimento a non tentare di cambiare lo “status quo” che arriverà dal G7. Secondo Pechino, “pensare di mantenere la pace attraverso lo Stretto di Taiwan, ma non opporsi all’indipendenza di Taiwan’ e alla secessione incoraggerà solo le forze separatiste”, creando ulteriore instabilità. “Parlare di risolvere pacificamente la questione di Taiwan senza sostenere la riunificazione della Cina è essenzialmente un tentativo di ostacolare la grande causa della unità della Cina e di creare una spaccatura tra le due sponde dello Stretto di Taiwan, che sarà fermamente contrastata dal popolo cinese”.
La prospettiva a cui mira Pechino, ha detto ancora Wang, è quella di uno sforzo per la “riunificazione pacifica attraverso lo stretto con la massima sincerità e impegno”, non accettando però che “nessuno o alcuna forza, con il pretesto di mantenere la pace attraverso lo stretto di Taiwan, ci impedisca di frenare le attività separatiste”. Sono “affari interni della Cina e non permetteremo mai a nessuno di interferire”, ha insistito il portavoce cinese. Wang Wenbin ha esortato “gli Stati Uniti, il Giappone e gli altri Paesi a rispettare i documenti politici su cui si basano le loro relazioni bilaterali con la Cina, a rispettare il principio dell”Unica Cina’, a smettere di tramare e sostenere le forze di separatiste, a smettere di provocare e giocare con fuoco sulla questione di Taiwan e di marginalizzare oltre 1,4 miliardi di persone, il popolo cinese: chi gioca con il fuoco si dà fuoco”.