Ci sono anche scene di sesso di adulti con bambini di appena 5 anni negli oltre 10 mila video scaricati dal web dalle 4 persone arrestate (31 gli indagati), dalla polizia delle comunicazioni della Toscana nell’ambito di un’inchiesta che ha visto gli agenti costretti ad operare sotto copertura per infiltrarsi nella rete e far emergere un sottobosco di perversione e abusi. Complessivamente sono state effettuate 44 perquisizioni, la maggioranza delle quali con esito positivo, in 9 regioni (Toscana, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia e Sicilia). 120, poi, i soggetti identificati all’estero (in Europa, Usa e America Latina) sui quali indagherà l’Interpol.
L’operazione, denominata ‘Sweep web’ (puliamo il web), è scaturita da un’inchiesta che va avanti da circa 6 mesi. Il fascicolo era stato aperto dopo la denuncia di un cinquantenne livornese che, volendo scaricare musica jazz dal web con un normale file sharing (del tipo utilizzato dagli utenti per scaricare filmati e musica), si è ritrovato sullo schermo un video pedopornografico. Subito si è rivolto in questura e da qui gli agenti del compartimento toscano della polposta sono riusciti a risalire a un giro di persone che, pur utilizzando Deep web (la rete più nascosta), quando dovevano scaricare immagini e video spesso usavano dei comunissimi file sharing muniti di password. Per entrare nel giro i poliziotti, autorizzati dal sostituto procuratore di Firenze Andrea Cusani che ha coordinato l’inchiesta insieme alla dirigente della polposta Elena Pompò, hanno utilizzato anche falsi profili. In manette, perchè colti in flagranza a scaricare materiale e trovati in possesso di decine e decine di video, sono finiti un disoccupato di Arezzo, 41 anni, (che aveva adibito una stanza del suo appartamento a ‘centrale’ con diversi computer e schermi), un 44enne di Roma (operatore in un call center), un artigiano di 56 anni di Ferrara e un metalmeccanico di Venezia di 48 anni.
Tutti sono ora ai domiciliari. Stessa misura era stata decisa pure per un uomo di Brescia che poi è stato rilasciato perchè affetto da un’invalidità e, per ora, denunciato a piede libero. Le persone indagate, o finite ai domiciliari, come ha spiegato il questore Alberto Intini, appartengono “a tutti i ceti sociali e hanno, in maggioranza, un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, e ci sono anche i pensionati. Ora, grazie anche alla banca dati dell’International Child Sexual Exploitation, la speranza è di riuscire a risalire alle piccole vittime (sembra che tutti i video arrivino dall’estero) e quindi a chi di loro ha abusato. “Un crimine odioso e obbrobrioso”, ha detto il procuratore della Repubblica di Firenze Giuseppe Creazzo riferendosi alla pedopornografia, contro il quale la polizia delle comunicazioni, “che dovrebbe essere potenziata perchè ormai gran parte dei reati avviene sul web, ha messo a segno un importante colpo”.