Pensione di reversibilità, oltre alla morte del coniuge ti tolgono anche soldi: decurtata senza il minimo ripensamento | L’Inps non te lo dice neppure
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Pensione di reversibilità - (pexels) - ilFogliettone.it
Una stangata per chi perde il coniuge e non ha di cosa vivere: cambiano i criteri per l’assegnazione di questo aiuto economico
La pensione di reversibilità, o pensione ai superstiti, è un sostegno economico riconosciuto ai familiari di un lavoratore o pensionato deceduto, precedentemente iscritto in una delle gestioni previdenziali dell’INPS. Per poter accedere a questo beneficio, il defunto doveva trovarsi in una delle seguenti condizioni al momento del decesso: essere titolare di una pensione diretta, avere almeno 15 anni di contributi versati durante la propria vita lavorativa, oppure possedere almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 maturati nell’ultimo quinquennio.
Qualora non vengano soddisfatti questi requisiti minimi, è possibile, in presenza di specifiche condizioni, ottenere un’indennità una tantum. Questo tipo di pensione è riconosciuta non solo al coniuge superstite, ma anche ad altri familiari quali figli minori (o maggiorenni se studenti o inabili), nipoti minorenni o inabili a carico dei nonni, genitori in assenza di coniuge o figli aventi diritto, e fratelli o sorelle inabili al lavoro e non titolari di pensione.
Il calcolo della pensione di reversibilità si basa su una percentuale della pensione percepita dal lavoratore o che gli sarebbe spettata al momento del decesso. Al coniuge spetta generalmente il 60% dell’importo originario, mentre ai figli minorenni, studenti o inabili, può spettare una quota variabile tra il 20% e il 70%, a seconda della presenza di altri aventi diritto.
In caso di assenza di coniuge e figli, anche genitori e fratelli o sorelle inabili possono ricevere una quota pari al 15% ciascuno. La pensione di reversibilità viene corrisposta a partire dal primo giorno del mese successivo alla data del decesso del lavoratore o pensionato. Tuttavia, l’importo può subire riduzioni in base ai redditi del beneficiario, seguendo specifiche soglie stabilite dalla normativa vigente.
Pensione di reversibilità: quando scattano le riduzioni
La pensione di reversibilità è un aiuto economico fondamentale per i superstiti di un pensionato deceduto, ma il suo importo può subire delle riduzioni in presenza di redditi personali del beneficiario. Se il coniuge ha ulteriori fonti di reddito, l’INPS applica delle decurtazioni in base a specifiche soglie reddituali. Per il 2024, la soglia limite di reddito per evitare riduzioni è fissata a 23.245,79 euro annui. Se il reddito del superstite supera questa cifra, la pensione di reversibilità subisce un taglio del 25%. La riduzione aumenta al 40% se il reddito si colloca tra 31.127,72 euro e 38.909,65 euro, e raggiunge il 50% per redditi superiori a 38.909,65 euro.
Le riduzioni della pensione non si applicano automaticamente in tutte le situazioni. Esistono delle eccezioni previste dalla normativa che garantiscono l’erogazione piena dell’importo anche in presenza di redditi elevati. In particolare, non si applica alcuna riduzione se nel nucleo familiare del superstite sono presenti figli minorenni, fino a 21 anni (o 26 anni se studenti) oppure figli inabili. In questi casi, l’assegno di reversibilità viene corrisposto interamente, indipendentemente dal reddito del coniuge superstite. Un’altra situazione di esonero riguarda i casi in cui la riduzione della pensione, applicata secondo le soglie previste, provochi una perdita economica tale da lasciare il superstite in condizioni peggiori rispetto al periodo precedente la morte del coniuge. Questo principio è stato sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 162 del 30 giugno 2022.
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Quali redditi vengono considerati per la riduzione
Per determinare se applicare la riduzione della pensione di reversibilità, l’INPS prende in considerazione tutti i redditi assoggettabili all’IRPEF, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali. Restano escluse dal calcolo alcune voci reddituali, come i trattamenti di fine rapporto e le relative anticipazioni, il reddito derivante dalla casa di abitazione e le competenze arretrate che sono soggette a tassazione separata. È importante sottolineare che l’INPS non considera, ai fini del calcolo, l’importo della stessa pensione di reversibilità che potrebbe essere ridotta.
I beneficiari devono quindi fare attenzione nella dichiarazione dei redditi da presentare all’INPS, valutando con precisione quali voci siano rilevanti ai fini della determinazione dell’eventuale riduzione. Inoltre, poiché le soglie di reddito vengono aggiornate periodicamente, è fondamentale verificare annualmente le nuove disposizioni per evitare sorprese sull’importo della pensione. Questo controllo è particolarmente importante per chi ha redditi che oscillano attorno ai limiti previsti dalla normativa, poiché anche piccole variazioni possono influenzare la misura del beneficio ricevuto.