di Enzo Marino
Il Governo è al lavoro per trovare una soluzione all`impasse aperto dalla sentenza della Consulta che ha bocciato lo stop alle rivalutazioni delle pensioni deciso nel 2011 dal tandem Monti-Fornero. Una mina che, secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, pesa per 19 miliardi lordi sul bilancio pubblico con impatto solo su quest’anno. Ancora una volta il ministro Pier Carlo Padoan ha assicurato che la sentenza sarà rispettata senza violare i vincoli con l’Europa e minimizzando l’impatto sui conti. Intanto, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si è detto “fiducioso” sul fatto che il governo italiano adotterà “misure adeguate”. Al momento, secondo quanto riferiscono fonti di governo, l’orientamento sarebbe quello di intervenire ai primi di giugno dopo le elezioni regionali, escludendo comunque un aumento delle tasse. Si starebbe ragionando su un meccanismo di rimborso una tantum nel 2015 con possibilità che le cifre da restituire ai pensionati vengano rateizzate in più anni e non per l’intero importo dovuto.
LE CIFRE Magari con un tetto fra i 3.500 e i 5mila euro oltre il quale la perequazione non verrebbe restituita. L’opzione di limitare i rimborsi alle pensioni più basse potrebbe prevedere l’indicizzazione piena per chi prende un assegno sotto i 1.500 euro, con fasce e percentuali progressive. Per evitare una manovra, come dichiarato da Padoan, si starebbe inoltre ragionando sull’anticipo dell’assestamento di bilancio a giugno con il contemporaneo varo di un decreto sul rimborso degli arretrati. In caso contrario si dovrà ricorrere a un provvedimento urgente sempre all’inizio del prossimo mese. E se il governo può tergiversare in casa per tre settimane non lo può fare con Bruxelles che almeno informalmente attende indicazioni sulle intenzioni dell’Italia. Infatti, anche se pubblicamente la portavoce agli Affari economici, Annika Breidhardt, ha affermato che non ci sono precise scadenze perché il governo italiano notifichi alla Commissione europea le misure con cui intende attuare la sentenza della Consulta, in realtà la Ue vuole essere rassicurata in tempo prima delle raccomandazioni all’Italia attese per mercoledì prossimo o eventualmente lunedì 18 maggio.
NODO BRUXELLES La soluzione del rimborso una tantum se accolta dall’Europa garantirebbe all’esecutivo di non avere ricadute sul deficit strutturale grazie al ricorso alla clausola di salvaguardia per le circostanze eccezionali. Mentre la decisione di non pagare il 100% del dovuto limiterà l’impatto sul disavanzo nominale (previsto per quest’anno al 2,6% del Pil) comunque sotto il limite del 3% evitando il rischio di apertura di una nuova procedura di infrazione. Tuttavia, anche se l’esecutivo optasse di limitare i rimborsi privilegiando le pensioni più basse e mantenendo il congelamento per quelle più alte resterebbero comunque i rischi di una procedura di infrazione per spesa pubblica eccessiva. La linea del tetto ai rimborsi trova più di un consenso all’interno della maggioranza a partire dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che propone una soglia di 5mila euro. Sul piede di guerra sindacati e consumatori che chiedono la tempestiva applicazione della sentenza.