Economia

Pensioni d’oro, il taglio e i conti che non tornano

Il taglio delle pensioni d’oro partira’ dagli assegni di importo pari a 4.500 euro netti al mese in su e non esiste alcuna ipotesi di abbassare la soglia a 3.500 euro, chiariscono oggi fonti governative del Movimento 5 stelle. Ma con questa soglia non si arriva a 1 miliardo di euro di gettito annunciato dal vicepremier Di Maio qualche giorno fa.

La sforbiciata, che dovrebbe arrivare in decreto lunedi’, servira’ a finanziare l’aumento delle pensioni minime a 780 euro. La decisione dei tagli creera’ tensioni visto che i parlamentari che verranno toccati avevano gia’ promesso una dura battaglia nelle scorse settimane.

DI MAIO: “TAGLIO PER DECRETO, CI PRENDIAMO 1 MILIARDO” In occasione di un incontro (venerdi’ 12 ottobre) a Rivarolo Canavese, nel torinese, con alcuni imprenditori locali Di Maio ha detto: “Nel decreto di lunedi’ ci sono anche altri temi importanti, per esempio abbiamo chiuso il lavoro sui tagli delle pensioni d’oro e ci andiamo a prendere 1 miliardo di euro da quei pensionati che non hanno versato neanche un decimo di quello che stanno prendendo”. E sui tempi: “Anticipiamo la norma direttamente nel decreto senza neanche aspettare il percorso”.

CONTI CHE NON TORNANO Con 4.500 euro (circa 7 mila euro netti) si potrebbe arrivare al massimo a 130 milioni di euro, spiegano dalla Cgil, allargando la platea alle soglie inferiori come 3.500 euro si potrebbe arrivare a molto di piu’ “ma non si tratterebbe sicuramente piu’ di tagli alle pensioni d’oro”. Secondo Itinerari previdenziali le pensioni sopra 4.000 euro riguardano circa 80.000 pensionati cioe’ lo 0,5% della platea totale. Il taglio medio sarebbe di circa 1.600 euro l’anno. Il taglio previsto potrebbe essere tra il 3% e il 20% che varia a seconda dell’eta’ di accesso alla pensione, e sara’ dunque proporzionata agli anni di uscita anticipata rispetto all’eta’ di vecchiaia. Dunque o si amplia la platea, abbassando la soglia di pensione da tagliare, ipotesi al momento smentita. Oppure si alza l’aliquota del taglio sopra il 20%, ipotesi difficile che pone anche dubbi di costituzionalita’.

LE CRITICHE DI BOERI Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla commissione Lavoro della Camera l’11 ottobre scorso afferma: il disegno di legge D’Uva e Molinari che prevede il taglio delle pensioni d’oro “potrebbe portare ad una riduzione della spesa pensionistica inferiore ai 150 milioni l’anno”. “Si raggiungerebbe questa cifra solo se le soglie oltre le quali operare la correzione attuariale fossero determinate con riferimento al reddito pensionistico complessivo anziche’ all’importo della singola pensione e se nell’operazione venisse incluso il cumulo delle diverse pensioni.

Queste modifiche, inoltre, migliorerebbero il profilo distributivo dell’operazione”. Le correzioni attuariali “intervengono su di una platea ristretta (meno di 30.000 persone) e operano, in tre casi su quattro, sulle pensioni di anzianita’ in essere. Nel 95% dei casi si tratta di uomini. La quota di ex-lavoratori pubblici e’ superiore a quella dei lavoratori privati sebbene gli ex-pubblici dipendenti rappresentino solo il 18% dei pensionati italiani. La riduzione massima applicata e’ del 23%, mentre la riduzione media e’ pari all’8%”.

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