L’Ape, l’anticipazione pensionistica, sara’ lo strumento di riferimento per la flessibilita’ nell’uscita dal lavoro. Il costo dell’intervento, che sara’ avviato prima della legge di stabilita’, e’ stimato intorno ai 600-700 milioni di euro. Ma il Governo e’ pronto a stanziare circa 1,5 miliardi per l’intero “pacchetto pensioni”, che riguardera’ anche ricongiunzioni, lavori usuranti, precoci, no tax area e quattordicesime. E’ quanto riferiscono fonti del Tesoro. Nell’ultima riunione con i leader di Cgil, Cisl e Uil, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, aveva promesso risorse rilevanti per gli aggiustamenti alla riforma Fornero. Secondo i sindacati, per finanziare i provvedimenti di cui si sta discutendo al tavolo di confronto, che riprendera’ a settembre (il 6 sull’occupazione, il 7 sulle pensioni e il 12 incontro politico per definire il piano completo delle misure), servirebbero circa 2-2,5 miliardi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, ha confermato che l’Ape sara’ il fulcro del “pacchetto pensioni” e sara’ approvato con un provvedimento ad hoc prima della manovra di bilancio. Questo strumento debuttera’ nel 2017 e si stima che solo per il prossimo anno la platea potenziale sara’ di 350mila lavoratori (nel primo si cumulano i primi tre anni), 130mila l’anno successivo e 180mila nel 2020.
Da questi, ha sottolineato Nannicini, bisognera’ poi togliere quelli che utilizzeranno le nuove flessibilita’ concesse all’interno del sistema, in particolare per le ricongiunzioni e i lavoratori precoci e usuranti. Nelle intenzioni del Governo, l’Ape sara’ finanziato con un prestito erogato dalle banche e restituito in rate mensili per 20 anni. Il taglio sulla pensione determinato dalla rata del prestito sara’ in parte alleggerita da detrazioni per le persone piu’ in difficolta’. Per i dipendenti del settore privato e pubblico sara’ possibile accedere alla pensione fino a 3 anni a 7 mesi prima rispetto al requisito anagrafico previsto per il trattamento di vecchiaia (nel 2017 sara’ di 66 anni e 7 mesi per gli uomini di entrambi i settori e per le donne del pubblico; di 65 anni e 7 mesi per le donne del privato). Il piano dettagliato sara’ comunque presentato ai sindacati negli incontri programmati a settembre. Tra gli altri interventi ipotizzati ci sono inoltre il rafforzamento della defiscalizzazione sul salario di produttivita’ con un’estensione della platea e un aumento del bonus, riconferma delle misure di decontribuzione per le nuove assunzioni, la prosecuzione del superammortamento degli investimenti effettuati dalle imprese. Queste misure andranno nella legge di stabilita’.