“E’ il perfetto lupo solitario”, Pm chiede 8 anni per marocchino. “Poteva commettere un reato”
Per il 30enne arrestato nel dicembre scorso chiesta condanna per terrorismo internazionale
Nadir Benchorfi “è il perfetto prototipo del lupo solitario” che “si è messo a disposizione dell’Isis”, al punto che “poteva commettere un reato in Italia”. E’ per questo che secondo il pm di Milano, Enrico Pavone, il 30enne marocchino arrestato nel dicembre scorso nel capoluogo lombardo deve essere condannato a 8 anni per terrorismo internazionale ed espulso dal territorio italiano una volta espiata la sua pena in carcere. “Chi esprime certe idee sul territorio italiano – ha detto il magistrato al termine della sua requisitoria – deve sapere che sarà punito prima con il carcere e poi con l’espulsione”. Benchorfi lavorava in un centro commerciale di Arese, paese alle porte di Milano, ma attraverso Telegram e altre chat on line avrebbe avuto contatti con tale Meslama, “uomo che fa parte dello Stato Islamico e che quasi sicuramente si trova in Siria”, ha evidenziato nel corso della sua requisitoria il magistrato. Conversazioni in cui il marocchino aveva espresso il proprio proposito “di colpire nei centri commerciali dove lavorava”.[irp]
Una semplice intenzione manifestata via chat o un piano concreto di attentato? “Non possiamo dire con certezza che Bernchorfi avrebbe compiuto un attentato in Italia – ha osservato il pm – ma non possiamo neppure escluderlo”. L’uomo è anche accusato di aver sostenuto economicamente lo Stato Islamico inviando periodicamente somme di denaro nelle zone di guerra. “Tutti versamenti ampiamente documentati”, ha messo in chiaro il rappresentante dell’accusa. Benchorfi, ha detto ancora il pm, non merita le attenuanti generiche soprattutto per le “gravissime e dichiarazioni rese in questo processo”, in particolare quando, nel corso dell’esame in aula, aveva affermato di essere un “informatore della polizia” e che proprio la Digos gli avrebbe imposto, anzi “dettato”, la confessione resa in fase di indagini. “Un conto è proclamarsi innocente – ha osservati il pm Pavone – un conto è rendere dichiarazioni calunniose”. Per il suo avvocato, Francesco Laganà, più che un terrorista, Berchorfi è semplicemente un “mitomane”. Che deve essere assolto perché dalle indagini non è emersa traccia “della sua disponibilità di compiere attentati in Italia”. Il suo interlocutore Muslana “non è stato identificato” e perciò “non c’è prova che appartenga allo Stato Islamico”. Quanto alle somme di denaro che il marocchino avrebbe inviato in Siria, secondo il suo difensore era solo “beneficenza”, ossia “un principio cardine della religione musulmana”. La sentenza della Corte d’Assise di Milano potrebbe arrivare già oggi.[irp]