Il nostro Expo si chiama ‘Terra Madre’

9 maggio 2014

Si sono accese oggi le luci sull’VIII Congresso nazionale di Slow Food Italia, da oggi a domenica a Riva del Garda, e che riunisce i 771 delegati dell’associazione da tutto lo Stivale. Molti i temi portati sul tavolo da Roberto Burdese nella suo ultimo intervento come presidente di Slow Food Italia, dal consumo di suolo alla lotta agli ogm, dai fondi della Pac al rapporto tra cibo e legalita’. Ma ce n’e’ uno che oggi piu’ che mai e’ di forte attualita’: l’Expo 2015. “Noi saremo all’Expo perche’ vogliamo evitare che finisca per predominare la voce di quelle multinazionali o di quei Paesi che avranno si’ padiglioni meravigliosi, ma che allo stesso tempo affamano l’Africa con il land grabbing- esordisce Burdese- riflettiamoci un attimo: facciamo l’Expo per capire come nutrire il pianeta e allo stesso tempo migliaia di metri di suolo agricolo sono sacrificati per costruire il sito. Da sempre noi ci occupiamo dei temi al centro dell’Expo, e continueremo a farlo anche dopo. La sfida del 2015 allora e’ questa: proponiamo a ogni italiano di fare l’expo ogni giorno, anche se non visitera’ la fiera. Diventiamo co-produttori, difendiamo il nostro pianeta”. Pero’, avverte Carlo Petrini, fondatore di Slow food, “il nostro Expo si chiama Terra Madre e non dura sei mesi. Sono dieci anni che facciamo l’Expo, e lo facciamo nei campi e nelle savane” Non possono mancare i riferimenti alle grandi sfide europee: “abbiamo bisogno che i fondi della Pac siano destinati a chi fa agricoltura biologica e biodinamica, a chi difende i suoli, a , che termina con un appello all’associazione che ha diretto negli ultimi otto anni: “non perdiamo di vista il nostro carattere e i nostri pilastri fondamentali, il nostro mettere la dimensione locale al centro di tutte le azioni e i progetti”.

“Voi di Slow Food esprimete un pezzo formidabile dell’impegno di questo paese. È fondamentale ora costruire una prospettiva per il futuro, riconoscendo alcune parole d’ordine fondamentali e recuperando un progetto collettivo- esordisce il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina- Expo e’ una grande occasione perche’ e’ la metafora del tentativo che l’Italia deve fare per guadagnare un po’ di fiducia in se’ stessa. Non accetto che l’Italia rinunci a un grande obiettivo come quello, significherebbe dimostrare al mondo che questo paese e’ finito. Oggi il grado di determinazione e le responsabilita’ sono ancora maggiori. Ma dobbiamo stare al tema e alla potenza di quella sfida, preparandoci al confronto con modelli e soluzioni differenti dalle nostre. Per me questo significa non solo preservare, ma potenziare le peculiarita’ dei nostri territori e della nostra visione del mondo”. Martina conclude con i progetti per il futuro, dalla Pac al ruolo dei giovani in agricoltura, “misure che possono aiutare l’Italia a uscire dalla crisi e recuperare energia positiva. Questa e’ la sfida che vi lancio, aiutateci a tenere largo l’orizzonte e a segnalarci eventuali cambiamenti di rotta, saremo pronti ad accoglierli come abbiamo fatto con il progetto Campolibero che entro maggio diventera’ un decreto anche grazie al lavoro condiviso con tutto il settore”.

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“Cominciamo proprio dall’Expo: all’inizio non era inteso come una vetrina, ma come un’occasione per confrontarsi sul diritto al cibo, la sovranita’ alimentare e la sostenibilita’ ambientale- dice Carlo Petrini- noi ci saremo per portare il nostro contributo ma vorrei ricordarvi che il nostro Expo si chiama Terra Madre e non dura sei mesi. Sono dieci anni che facciamo l’Expo, e lo facciamo nei campi e nelle savane. Lo facciamo con un’idea partita da una piccola citta’ piemontese e che ha poi conquistato il mondo intero. Il mio appello e’ quindi essere coraggiosi, visionari e pragmatici. Dobbiamo essere solidali con gli ultimi, fare una grande rivoluzione umana in cui e’ l’amore fraterno a guidare le nostre azioni. Ed e’ per questo che abbiamo lanciato sfide ambiziose che possono sembrare impossibili, come creare 10.000 orti in Africa. Orti con cui rendere i giovani africani artefici del loro destino, orti che devono farci capire che dobbiamo tutti essere africani, tutti inseguire un sogno”. Petrini conclude con un augurio alla nuova classe dirigente che emergera’ dopo questi tre giorni di lavori congressuali: “Non lasciamo che le logiche della vecchia politica entrino nelle nostre sfide, altrimenti come potremo spiegarlo ai nostri fratelli africani? L’intelligenza affettiva e l’austera anarchia sono le coordinate di un grande movimento. Non perdiamole”. Ora tocca alle due squadre candidate presentare il loro programma. Domenica scopriremo il nuovo presidente di Slow Food Italia.

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