Rimozione dall’ordine giudiziario: il pg della Cassazione Mario Fresa ha chiesto alla sezione disciplinare del Csm di ‘condannare’ con la sanzione piu’ severa prevista dalla legge il giudice Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, sospesa da oltre 2 anni dalla funzioni e dallo stipendio. Saguto, che non era presente a Palazzo dei Marescialli durante la requisitoria del pg, deve rispondere di oltre 30 incolpazioni disciplinari: a Caltanissetta e’ sottoposta a procedimento penale. Secondo Fresa, emerge una “lesione non solo della credibilita’ personale del magistrato”, ma “un danno per tutti noi”, perche’ “un degrado cosi’ di ampio respiro mette nel nulla le tante cose buone che i magistrati fanno tutti i giorni nel silenzio”. “Saguto e’ un noto giudice antimafia – ha ricordato Fresa – e il contrasto a Cosa Nostra necessita ovviamente di ineccepibile credibilita’. La credibilita’ al contrasto all’associazione mafiosa in questi anni di gestione presidenziale di Saguto e’ stata letteralmente violentata”. Il pg ha quindi osservato che “il messaggio distorto giunto all’opinione pubblica e’ stato quello di magistrati antimafia che sottraggono ingenti patrimoni alla mafia per interessi personali e familiari e per una distribuzione di ricchezza senza fine ad amici, collaboratori, anche semplici conoscenti. Insomma – ha affermato Fresa – una malcelata immagine di un pretesto, ma falso, Robin Hood dei nostri tempi che agiva in costante violazione della legge”. Il pg, inoltre, ha sottolineato lo “sconcerto dei cittadini dinanzi alla commercializzazione della qualita’ di magistrato e alla gestione disinvolta del patrimonio dei beni di provenienza mafiosa” nonche’ il “vulnus all’immagine della giurisdizione conseguente ad episodi del genere”.
Dunque, tra le ‘accuse’ mosse dal ministro della Giustizia e dal pg di Cassazione, titolari dell’azione disciplinare, al magistrato, quella di aver “usato la qualita’ di presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo per instaurare indebiti rapporti personali con amministratori giudiziari di compendi sequestrati dal medesimo tribunale” al fine di “conseguire vantaggi ingiusti per se’ e i suoi familiari”, anche per “tamponare la situazione critica in cui versava il suo nucleo familiare a fronte di ‘un tenore di vita tutt’altro che congruo rispetto alle entrate ufficiali'”. Le vicende che hanno portato Saguto davanti alla Sezione disciplinare del Csm sono le stesse oggetto del processo in corso a Caltanissetta, dove e’ chiamata a rispondere di una gestione disinvolta dei beni confiscati alla mafia fatta di assegnazioni di incarichi a un ristretto gruppo di fedelissimi; un “cerchio magico” che avrebbe ricambiato con soldi, regali e favori. Domani la parola passa alla difesa di Saguto: lei- che pure ha chiesto di poter rendere dichiarazioni ma che sinora non e’ mai comparsa in aula- non ci sara’ invece per un problema di salute. Per la sentenza bisognera’ aspettare qualche giorno perche la Sezione disciplinare ha deciso di portare avanti contemporaneamente i procedimenti che riguardano altri magistrati coinvolti nello stesso caso, Tommaso Virga, Fabio Licata, Lorenzo Chiaromonte e Guglielmo Muntoni. Solo alla fine di tutto i giudici si riuniranno in camera di consiglio per le sentenze.