Un workshop di tre giorni nella splendida Sala Ottagona del Museo Nazionale Romano ha riunito nella Capitale più di 100 tra scienziati ed esperti provenienti da tutto il mondo per approfondire i progetti di space-safety e condividere i risultati delle loro ricerche sugli asteroidi. Questi corpi celesti rappresentano o meno un pericolo per il pianeta Terra?
Paolo Martino, ingegnere capo missione Hera, progetto di difesa planetaria dell’agenzia spaziale europea (Esa): “Non ci sono pericoli su scala ‘dinosauri’, ossia meteoriti e asteroidi estremamente grandi che potrebbero creare danni su scala mondiale, perché fortunatamente questo tipo di asteroide è molto grosso ed è quindi possibile vederlo con molto anticipo. Li vediamo in anticipo e non costituiscono un pericolo. Quelli più pericolosi sono quelli un po’ più piccoli, diciamo sui 100 metri di dimensione, che sono troppo piccoli per essere visti con molto anticipo, ma abbastanza grandi da creare purtroppo gravi danni, ad esempio un impatto di un asteroide di 100 metri sull’Italia porterebbe dei danni equiparabili a quelli del tifone Dorian che si è recentemente abbattuto sulle Bahamas su tutta la penisola”.
Nell’immaginario collettivo resiste ancora il mito del film “Armageddon” (1998), in cui si tenta di far saltare un asteroide grande come il Texas con una bomba nucleare collocata al suo interno. Nella realtà Nasa ed Esa collaborano alla salvaguardia del pianeta con le rispettive missioni Dart e Hera. Per difenderci dai “piccoli asteroidi”, la tecnica condivisa dagli esperti è: “L’unico modo per contrastare questo pericolo secondo la comunità scientifica sarebbe deviare la traiettoria di un asteroide di questo tipo impattandolo con un satellite o un oggetto artificiale ad altissima velocità in modo di deviarne la traiettoria”. Alla serata conclusiva del convegno, tra i vari relatori, lo scienziato della Nasa Paul Abell, il responsabile della missione Hera dell’Esa Ian Carnelli e Luca De Dominicis fondatore dell’Accademia Italiana Videogiochi (Aiv), che ha realizzato una simulazione con i dati Esa di un asteroide che ha colpito la Terra.
“Un film è una serie di fotogrammi stampati, invece con il videogioco possiamo interagire con le leggi della fisica applicate ad un oggetto e quindi simularlo in tempo reale, modificarlo e capire cosa succede dopo tantissime interazioni: e se fosse in un altro modo, e se esplodesse prima? risparmieremmo soldi, è meno rischioso è più interessante, può essere divulgativo e anche didattico”. Il videogioco cosa fa? Ha una tecnologia interattiva, che prende le leggi della fisica e le applica su qualsiasi cosa. È per questo che è molto, molto potente”. Tra il pubblico anche un nutrito gruppo di studenti dell’Istituto tecnico Galileo di Roma, con il quale l’Accademia italiana videogiochi (Aiv) ha iniziato un percorso di alternanza scuola-lavoro.