Il piano dell’Italia per la Libia, pronti 200 soldati dopo la richiesta Onu
STABILIZZARE GOVERNO TRIPOLI Il premier libico ha discusso con Matteo Renzi anche la necessità di un sostegno internazionale alla Libia nella protezione dei pozzi di petrolio
L’Italia è pronta a fornire il proprio contributo per la stabilizzazione della Libia con il dispiegamento iniziale – appena si verificheranno le condizioni richieste – di un contingente pari a “una compagnia, circa 200 uomini” a protezione della missione Onu nel Paese. I vertici militari e gli esperti di pianificazione lavorano da tempo su ipotesi e progetti d’intervento. Gli aggiornamenti sono continui e le modifiche procedono di pari passo con il consolidamento del governo di Fayez Sarraj a Tripoli. La missione, nell’ambito di un più ampio intervento della Comunità internazionale, non potrà però prescindere da alcuni punti fermi, noti da tempo ma ribaditi oggi, dopo la richiesta – ancora ufficiosa – del premier libico di un intervento degli alleati occidentali e dei Paesi limitrofi a sostegno dell’esecutivo di unità nazionale: la piena legittimazione del governo libico, una formale richiesta di aiuto alle Nazioni unite, il mandato dell’Onu, il necessario passaggio Parlamentare. Se infatti il premier libico ha discusso ieri con Matteo Renzi della necessità di un sostegno internazionale alla Libia, anche nella protezione dei pozzi di petrolio, il Consiglio presidenziale libico non ha ancora avanzato richiesta ufficiale alle Nazioni unite, passaggio necessario affinché il Consiglio di sicurezza si riunisca e dia il via libera alla missione. La ragione è evidente: il governo Sarraj non ha ancora piena legittimità, non avendo incassato, al momento, la fiducia del Parlamento di Tobruk, ostaggio – almeno in parte – del generale Khalifa Haftar.
Così, nell’attesa che la situazione si sblocchi, agli esperti dei 34 Paesi della Libian international assistance mission (Liam), che per ora prevede solo compiti di formazione e addestramento delle forze di sicurezza libiche, non rimane che mettere a punto piani da custodire gelosamente in un cassetto. Lo ha fatto anche l’Italia, che è pronta e in attesa di definire i dettagli. Restano le incognite, legate ai numeri, ai tempi e ad alcuni aspetti della missione: fonti del governo italiano e Stato Maggiore della Difesa hanno smentito oggi le notizie di stampa secondo le quali l’Italia avrebbe già offerto l’invio di 900 militari. “Nessuna offerta a fronte di nessuna richiesta”, hanno spiegato. Di certo c’è che l’Italia parteciperà alle operazioni per “la sicurezza della missione Unsmil” a Tripoli: alla protezione della delegazione Onu e dell’inviato Martin Kobler il nostro Paese parteciperà con ogni probabilità “con una compagnia”, ovvero dispiegando fino a circa 200 uomini, riferiscono fonti qualificate ad askanews. A questo si affiancherà l’attività di formazione e addestramento, che prevede un impegno complessivo di 6.000-7.000 militari, con una partecipazione italiana fino a un massimo del 30% del totale. Un numero – hanno avvertito le fonti – che potrebbe variare con il consolidamento del governo Sarraj nelle prossime settimane. Appare “molto lontana”, invece, l’ipotesi di “una missione anti-Isis” in Libia, per la quale sono già in prima fila i militari di Londra e Parigi.