La riunione dell’Eurogruppo iniziata nel pomeriggio a Bruxelles, a 4 giorni dall’ultimatum che i partner europei hanno dato al governo Tsipras per presentare un piano di riforme credibile e poter concedere nuovi aiuti finanziari, dopo che il secondo programma di assistenza finanziaria non è stato concluso per la mancanza di un accordo, si preannuncia “lunga” e “difficile”. Sono gli aggettivi utilizzati, rispettivamente, dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Dopo l’ok del Parlamento greco al mandato per negoziare un terzo programma di aiuti internazionali sulla base del pacchetto di riforme proposte giovedì sera dal governo, ci sono ancora “serie preoccupazioni sulla credibilità degli impegni” e sull’effettiva attuazione di quanto promesso. “C’è un grande problema di fiducia” ha detto Dijsselbloem. E’ presto dunque per cantare vittoria: i giochi sembrano ancora aperti e continua a non potersi escludere che il doppio vertice dei capi di stato e di governo dell’Eurozona e dell’Ue, convocato per domani a Bruxelles, si trasformi in una riunione per affrontare l’eventualità dell’uscita di Atene dalla moneta unica. Intanto, la Grecia smentisce che da parte della Germania vi sia qualisivoglia proposta su una uscita temporanea del Paese dall’euro. L’ipotesi era stata evocata dal Frankfurter Allgemeine, citando un documento elaborato dal ministro delle Finanze Wolfgang Scaheuble. Tuttavia fonti del governo ellenico, interpellate sulla questione, hanno risposto che quel rapporto “è un falso”.
MINISTRI SCETTICI Molti ministri delle Finanze dell’area euro hanno espresso cautela, se non vero e proprio scetticismo, sulle proposte di riforme presentate dal governo greco nell’ambito della richiesta del programma di aiuti con il fondo salva-Stati Esm. Altri, con il sostegno dei commissari Ue Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, le hanno giudicate una buona base per negoziare. E se per alcuni ministri le riforme presentate dall’esecutivo di Tsipras sono insufficienti per il terzo piano di salvataggio in cinque anni, altri hanno sottolineato un problema di fiducia, dopo cinque mesi di negoziati sterili, culminati nel referendum di domenica scorsa. Come ha sottolineato il ministro irlandese delle Finanze, Michael Noonan, il voto “è stato una vittoria politica per il governo greco, ma è stato economicamente e socialmente disastroso”. Per il ministro “sono stati fatti dei danni e sarebbe stato meglio se quello che sta avvenendo oggi fosse accaduto a febbraio” e in particolare il governo greco dovrebbe riguadagnarsi la fiducia dei partner dell’area euro approvando in Parlamento nelle prossime due settimane le riforme proposte.