Per il suo quattordicesimo film, “Il sesso degli angeli”, nei cinema dal 21 aprile, Leonardo Pieraccioni diventa un prete che eredita dallo zio una florida attività. Quando parte dal suo oratorio fiorentino per la Svizzera insieme al fido sagrestano interpretato da Marcello Fonte non sa ancora che quel lascito consiste in una avviatissima casa chiusa. Ha bisogno di fondi per restaurare la sua chiesa ma ad accoglierlo c’è una matresse, interpretata da Sabrina Ferilli, e delle ragazze squillo. Praticamente il diavolo e l’acqua santa. Pieraccioni racconta: “Ridendo e scherzando, è proprio il caso di dirlo, sono 27 anni dal mio debutto, che era I Laureati. E lì c’era il trentenne, poi c’era il quarantenne con la sindrome di Peter Pan che non vuole mai evolvere sentimentalmente, ho raccontato il 50enne in crisi con la famiglia, adesso vicino ai 60 anni uno fa dei piccoli bilanci. Allora il piccolo bilancio supremo, anzi non piccolo ma grande, potrebbe essere quello di un prete che si interroga sul fatto se sia stato un buon sacerdote o meno”.
E’ la prima volta che Ferilli lavora con il regista toscano. “Mi piace il suo stile, perché è uno stile suo, proprio particolare, un po’ all’americana direi, quindi questa commedia sentimentale pulita. E poi ho letto la sceneggiatura, era molto divertente, con questo focus centrale di questo grande equivoco tra queste due entità, una ecclesiastica e l’altra invece peccaminosa e quindi mi è sembrata un’idea molto carina”, ha commentato l’attrice. In un’epoca di politicamente corretto, però, anche mostrare un prete con delle prostitute potrebbe destare clamore. E a proposito di questo Pieraccioni dice: “Il politicamente corretto è veramente la zietta che a Natale alza il dito e dice: ‘non dovete dire le parolacce bambini’, e i bambini smettono di divertirsi. Per cui è una bischerata che si è inventata adesso la società. Anche perché non esiste comicità corretta, la comicità è sempre scorretta. I padri della comicità cinematografica, o comunque quelli che hanno fatto le commedie più belle. Se tu prendi Amici miei e gli togli lo scorretto hai un film di bambacioni, invece in quel modo li carichi di una bellezza eccezionale che dopo 40 anni siamo ancora qui a dire che è la commedia per antonomasia”.