Pif e gli americani che legittimarono la mafia, pensando a Scola

Pif e gli americani che legittimarono la mafia, pensando a Scola
12 ottobre 2016

Con la sua ironia e il suo sguardo stralunato Pif nel secondo film da regista, “In guerra per amore”, racconta il ruolo che gli americani ebbero nel legittimare la mafia. Siamo nel 1943 e il presidente Roosevelt decise che per liberare l’Europa dai nazisti bisognava partire dalla Sicilia. Per favorire lo sbarco i vertici dell’esercito americano chiesero a Lucky Luciano di intercedere presso i suoi amici mafiosi rimasti in Sicilia e per ricompensarli per il loro aiuto il governo provvisorio affidò loro ruoli chiave nelle amministrazioni. Nella sua commedia Pif interpreta un italoamericano che per chiedere la mano della ragazza di cui è innamorato, interpretata da Miriam Leone, si arruola nell’esercito e si fa letteralmente “catapultare” in Sicilia. “Raccontiamo una cosa che pochi sanno ed è un errore perché quegli avvenimenti là hanno cambiato il destino del nostro Paese, storicamente. Se noi viviamo in un Paese con questa mafia qua, con questa situazione qua, parte lo dobbiamo alle scelte fatte nel ’43”. Quel passaggio della storia si è rivelato per Pif una miniera di personaggi e di racconti.

“Secondo Camilleri addirittura il 90% dei soldati americani che sbarcano in Sicilia sono di origine siciliana, quindi succedeva, ed è documentato, che il nipote bombardi la nonna, ora non per uccidere la nonna, però. Noi abbiamo accolto quelli che il giorno prima ci avevano bombardato. E’ una guerra, e la guerra è già incredibile di per sé come evento, lì non si capiva più chi erano i buoni, chi erano i cattivi, con chi stavamo noi. Noi non eravamo più alleati ma non belligeranti..” Noi abbiamo un po’ cancellato anche perché, secondo me, non vogliamo ammettere che eravamo dalla parte del torto: noi eravamo dalla parte di Hitler. I tedeschi hanno perso la guerra, gli italiani non s’è capito”. Nel film sembra che i siciliani siano caduti in una storia più grande di loro, e subiscano quegli eventi in maniera passiva. Miriam Leone, siciliana di Catania, la vede così. “Il siciliano è abituato alla grande migrazione che passa, la Sicilia è un ponte di culture e lo è sempre stato, per cui una passività sotto un certo punto di vista c’è, ma anche un’incredulità di fronte a quello che accade: le persone normali davanti ai grandi eventi della storia spesso rimangono stupite, poi l’atto eroico diventa eroico perché è straordinario quello che sta accadendo”. Pif ha dedicato il suo film a Ettore Scola. “Sarebbe stato forse la prima persona a cui lo avrei mostrato dopo il montaggio, ne abbiamo parlato mentre giravo, aveva intenzione di venire sul set…Non voglio passare per l’esperto di Scola perché l’ho conosciuto l’ultimo anno della sua vita, però quell’anno è stato come se valesse 20 anni”.

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