Quella del pilota è una professione che richiede addestramento, preparazione e una buona salute. Ci sono dei casi in cui, a persone che soffrono di particolari patologie, le professioni legate al volo sono precluse, tra queste le persone con il diabete. Attualmente l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) non permette ai diabetici trattati con insulina di ottenere la licenza di volo commerciale, le autorità di Canada e Stati Uniti (FAA) prevedono una certificazione medica speciale, mentre l’EASA (ente regolatore europeo) nega sia l’accesso alla professione sia il rinnovo della licenza per i piloti che hanno sviluppato un diabete insulino-trattato. Il motivo è che eventuali crisi ipoglicemiche potrebbero potenzialmente mettere a rischio la sicurezza del volo. Gli importanti passi avanti in campo tecnologico e farmacologico, tuttavia, stanno aprendo nuove frontiere in questo campo, grazie per esempio ai dispositivi per l’automonitoraggio della glicemia ‘indossabili’. Ne abbiamo parlato con Felice Strollo, vicepresidente dell’Aimas (Associazione Italiana di Medicina Aeronautica e Spaziale).
“Esistono per fortuna dei meccanismi diagnostici ormai molto avanzati, basati sui sistemi di monitoraggio continuo del glucosio sottocutaneo – ha spiegato – con questi strumenti è possibilissimo seguire, momento per momento, l’andamento del glucosio, senza perdere un attimo per controllare cosa avviene perché basta guardare il monitor davanti a sé ma, soprattutto, la novità è la capacità di predire cosa avviene al glucosio nell’arco della prossima mezz’ora. Per cui la paura dei certificatori a livello istituzionale crolla perché si sa che da qui a mezz’ora la persona avrà un calo di glicemia che verrà prevenuto con l’assunzione della necessaria quantità di carboidrati”. A queste conclusioni è giunto il tavolo tecnico istituito dall’AIMAS con gli esperti dell’Associazione Medici diabetologi (AMD) e della Società Italiana di Diabetologia (SID) insieme alla sezione aeromedica dell’ENAC, (Ente nazionale per l’Aviazione Civile), oltre all’Associazione Nazionale Italiana Atleti con Diabete (ANIAD).
Il funzionamento di questi dispositivi è semplice; un sensore rileva i dati e li trasmette via Bluetooth a un monitor esterno, attraverso il quale chiunque può tenere costantemente sotto controllo le proprie condizioni di salute, senza distogliere l’attenzione dalle proprie attività, anche se sta pilotando un aereo. Una perfetta unione tra tecnologia e farmacologia, al servizio della salute e della sicurezza, come hanno sottolineato Massimiliano Bindi, amministratore delegato di Abbott Diabetes Care Italia, l’azienda che produce i dispositivi e Antonello Furia, Responsabile della Sezione Aeromedica dell’ENAC. “L’innovazione tecnologica ha il potere di migliorare moltissimo la qualità di vita delle persone – ha precisato Bindi – in Abbott noi siamo impegnati a ricercare soluzioni innovative e pionieristiche per raggiungere questo obiettivo e cerchiamo anche di rendere accessibile l’innovazione a quante più persone possibile perché riteniamo che non esista avere un’innovazione senza darne disponibilità a tutti. L’accesso al lavoro è un tema importantissimo per noi e sosteniamo pienamente il tavolo tecnico di questa iniziativa perché riteniamo che possa rendere ulteriormente migliore la qualità di vita delle persone con diabete”.
“Non v’è dubbio – ha aggiunto Furia – che con questa nuova tecnologia, associata alla volontà del legislatore di cambiare le regole, migliorando le procedure, è possibile anche prevedere procedure meno farraginose di quelle attuali, applicate da qualche Paese per far volare un numero molto limitato di piloti. Piloti che non sono diabetici all’inizio ma lo diventano nel corso della carriera. Tutti sappiamo quanto sia impegnativo, dal punto di vista economico, per una compagnia addestrare e poi magari perdere un pilota. Questo sarà più difficile: perdere un pilota ma anche avere nuovi piloti che arrivano nel gruppo dei piloti commerciali ma anche nei piloti da diporto o sportivo; tutte le persone che volano”. La certificazione dei dispositivi per l’utilizzo a bordo degli aerei sarà comunque frutto di uno studio sinergico da parte degli enti che sovraintendono alle attività e alla sicurezza aeree a livello mondiale, come l’Easa europea e la Faa americana. Lo studio è stato pubblicato su “Diabetes Research and Clinical Practice”, prestigiosa rivista dell’International Diabetes Federation.