Pizzagate e cinguettii, polemiche su notizie false travolgono consigliere di Trump

Pizzagate e cinguettii, polemiche su notizie false travolgono consigliere di Trump
7 dicembre 2016

Negli Stati Uniti si intensifica il dibattito sul potere delle notizie false che pullulano su internet. Non solo perché pare abbiano avuto un ruolo cruciale nella campagna elettorale che ha portato alla vittoria shock di Donald Trump ma anche perché quelle bufale rischiano di avere risvolti concreti e tragici. Nella vita reale e magari nell’amministrazione del 45esimo presidente. Lo dimostra la battaglia a colpi di tweet che vede protagonista il figlio di Michael Flynn (foto), il prossimo consigliere per la sicurezza nazionale del Commander in chief eletto. Anche lo stesso generale dell’esercito in pensione, 57 anni, si è macchiato di avere fomentato su Twitter teorie cospirazioniste che mettono in dubbio la sua affidabilità, già traballante. Basti un esempio: dopo l’attacco di militanti islamici alla sede diplomatica americana a Bengasi (Libia) dell’11 settembre del 2012, Flynn spinse gli analisti della Defense Intelligence Agency che guidava a trovare le prove (inesistenti) di quella che era soltanto una sua convinzione priva di fondamenta: nell’attacco c’era lo zampino dell’Iran.

La bufera sulle notizie false è iniziata con un ‘cinguettio’ del 2 novembre scorso del generale Flynn, che rimandava a un articolo di “True Pundit” secondo cui Hillary Clinton e i suoi subordinati erano coinvolti in riciclaggio di denaro, sfruttamento di minori e pedofilia. “Decidete voi”, ha scritto il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump citando quei crimini e consigliando a caratteri cubitali di leggere l’articolo incriminato, di cui ha fornito il link. Due giorni dopo un 28enne della North Carolina è entrato in una nota pizzeria di Washington (Comet Ping Pong) e con un fucile d’assalto ha aperto il fuoco, fortunatamente senza ferire nessuno. Voleva indagare “per proprio conto” su quello noto ormai come il “pizzagate”. Dopo essere stato arrestato, ha spiegato che era “armato per salvare” i bambini-schiavi del sesso (che però non ha trovato nel locale). Già prima delle elezioni il ristorante in questione era al centro di teorie del complotto secondo cui funzionari di alto livello del partito democratico – incluso John Podesta, il presidente della campagna della candidata democratica Clinton – tiravano le fila di una organizzazione pedofila. E’ proprio su questo che il figlio di Flynn, è intervenuto scatenando le polemiche. Sul sito di microblogging ha scritto: “Fino a quando non viene dimostrato che il #Pizzagate è falso, la storia resta valida. La sinistra sembra dimenticarsi delle#PodestaEmails e delle molte ‘coincidenze’ ad esse legate”. Il riferimento è alle email di Podesta hackerate e consegnate a WikiLeaks per la loro pubblicazione.

Il caso è arrivato anche alla Casa Bianca, ancora per poco guidata da Barack Obama. Il suo portavoce Josh Earnest lunedì scorso ha commentato la sparatoria dicendo: “Non si può negare l’effetto corrosivo che alcune di queste notizie false hanno avuto sul nostro dibattito politico e ciò è preoccupante in un contesto politico. E’ molto molto preoccupante che alcune di queste notizie false possano portare alla violenza”. A questo punto Mike Pence, il vice di Trump, ha preso pubblicamente le distanze da Flynn junior. E lo stesso ha fatto il transition team del presidente eletto. Non a caso. Partecipando alla trasmissione “Morning Joe” del canale Msnbc, Pence ha detto che il figlio del generale “non ha alcun coinvolgimento nella transizione” dall’amministrazione Obama a quella Trump (che lui stesso presiede). Poi, nel corso della giornaliera conference call del transition team, il portavoce Jason Miller ha precisato che “il giovane Michael Flynn stava aiutando il padre in alcune questioni amministrative e organizzative nel processo di transizione e non è più coinvolto negli sforzi della transizione” stessa. Resta da capire quando sia stato messo alla porta. Il figlio del prossimo consigliere per la sicurezza nazionale del 45esimo presidente Usa aveva accompagnato il padre in vari incontri del transition team alla Trump Tower e citava (ora non più) il sito del transition team presidenziale sulla sua biografia su Twitter.

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