“Pizzo” per mense scolastiche, 9 arresti a Napoli

L’inchiesta si basa anche su intercettazioni telefoniche e ambientali, compresi dialoghi nel carcere di Secondigliano

blitz-dei-carabinieri-in-manette-arresti

S.C., titolare di una ditta di che si occupa di ristorazione collettiva con sede a Napoli, aveva presentato denuncia di essere vittima di estorsione dopo che due dei suoi dipendenti il 10 ottobre 2016, nel corso del loro giro di consegne dei pasti a istituti scolastici nel litorale domitio erano stati avvicinati da emissari di Biagio Vallefuoco, uomo dei clan nel Giulianese. Due persone a bordo di un scooter di grossa cilindrata con i caschi integrali a coprire il volto avevano mandato una richiesta: “Dillo al tuo titolare che si deve presentare dove lui gia’ sa, altrimenti incendio qualche furgone. Noi sappiamo che avete fatto gia’ quattro scuole e adesso andatevene”. Otto giorni dopo, sempre due persone, a un altro dipendente pure impegnato nelle consegne, avevano detto.

“Questo e’ il secondo avvertimento…- avvisa il tuo padrone che gia’ sa dove deve venire”. Anche in questo caso, l’imprenditore presento’ denuncia. In una intercettazione ambientale in auto, un altro degli indagati, Giuliano Quaranta, che teneva sotto estorsione imprenditori e commercianti nella zona di Qualiano, domandava a Vallefuoco, mentre percorrono via Ripuaria a Giuliano e dopo aver incrociato il furgone della ditta che andava consegnare pasti a una scuola, se aveva “acchiappato” la ditta, e Biagio vallefuoco conferma di averli “presi”; per lui questo tipo di estorsioni erano un “servizio pulito” al punto che “non ti possono chiamare nemmeno ladro”. Vallefuoco dai collaboratori giustizia e’ indicato come un elemento interno al clan Mallardo dedito alle estorsioni soprattutto nella zona di Lago Patria da quasi vent’anni.[irp]

Nell’inchiesta dei carabinieri sono documentate anche richieste di ‘pizzo’ a una ditta edile che aveva avuto subappalti per una abitazione a Qualiano a maggio del 2017; “cortesemente fai l’imbasciata alla ditta che deve cacciare un regalo”, l’invito degli emissari del gruppo a dipendenti del cantiere di una mansarda. Nel mirino degli arrestati, anche una pescheria sempre a Qualiano dove nell’ottobre 2016, sempre rivolgendosi a un dipendente, un componente del gruppo fa sapere: “mi mandano gli amici di Qualiano, se ci potete mandare qualche regalo”. Quando questi risponde che non e’ il titolare, l’emissario dice di riferire “al tuo capo che siamo passati e se nel caso ripasseremo”. Anche questo caso pero’ c’era stata una denuncia. Minacce estorsive sono arrivate anche all’hotel S. di Giuliano, al cui titolare sono stati chiesti 8mila euro di pizzo, e all’albero L’I., anche se qui la cifra pretesa non e’ chiara. L’inchiesta si basa anche su intercettazioni telefoniche e ambientali, compresi dialoghi nel carcere di Secondigliano. E ci sono anche le testimonianze di diversi collaboratori di giustizia.